In mano al gruppo nipponico quota fino al 50%
Apple è vicina a mettere le mani sui chip di Toshiba, contenziosi legali permettendo.Il gruppo nipponico ha deciso che venderà il business dei semiconduttori al consorzio guidato da Bain Capital e che include Apple, Dell Technologies e Seagate Technology. A dirlo è una fonte vicina al dossier. Un accordo definitivo deve ancora essere firmato, ma Toshiba ha stoppato le trattative con gli altri gruppi di pretendenti, uno dei quali includeva Kkr e Western Digital (partner del gruppo nipponico nel business dei chip) e l’altro rappresentato da Foxconn.
Il consorzio di Bain ha messo sul tavolo più di 18 miliardi di dollari (14,9 miliardi di euro) e la creazione di un veicolo speciale di investimento per l’operazione, che riceverebbe anche un finanziamento di 350,5 miliardi di yen da parte della stessa Toshiba. Il gruppo nipponico manterrebbe, quindi, una partecipazione tra il 20 e il 50% in questo business.
Per Apple la ratio dell’operazione va rintracciata nel fatto che, in questo modo, le sarà più facile reperire i chip, in un momento in cui la domanda è molto sostenuta. In più si affrancherà da Samsung e andrà a competere direttamente con essa anche nel mercato dei chip.
Sul buon esito del deal rimane l’incognita Western Digital, che ha rivendicato il diritto di bloccare la vendita della divisione. L’asserzione è stata contestata da Toshiba, che sostiene che la questione debba essere risolta attraverso un arbitrato internazionale. Tornando al deal, il consorzio potrebbe essere sostenuto dal produttore sudcoreano di chip, Sk Hynix, dal fondo del governo giapponese Innovation Network Corp of Japan e dalla Development Bank of Japan. Una fonte vicina al dossier ha detto che Bain potrebbe trasferire un certo numero di azioni a una compagnia straniera, che pare sia proprio Sk Hynix.
L’approvazione dei regolatori antitrust dei vari paesi potrebbe richiedere più di sei mesi, motivo per cui il deal difficilmente andrebbe in porto prima di marzo dell’anno prossimo.
Alcuni membri del board di Toshiba avevano deciso di sfidare il governo giapponese schierandosi a favore dell’offerta da 18,4 miliardi di dollari presentata da Foxconn. Un deal di questo tipo non avrebbe avuto problemi a ottenere il via libera dell’antitrust, dal momento che il consorzio guidato da Foxconn non includeva produttori di chip per la memoria. Il governo giapponese, però, si era messo di traverso all’offerta di Foxconn, preoccupato per i troppo fitti legami del gruppo taiwanese con la Cina e per i conseguenti rischi di fuga di segreti industriali. Toshiba ha dichiarato che la vendita della divisione è necessaria per riportare il patrimonio netto in territorio positivo entro la fine dell’esercizio fiscale 2018. In caso contrario, il proprio titolo potrebbe essere escluso dalla Borsa di Tokyo.
A giugno Toshiba aveva selezionato l’offerta del consorzio guidato da Innovation Network of Japan come potenziale vincitrice.
Alcuni analisti avevano suggerito a Toshiba di annullare la vendita e usare gli utili del business dei chip e la cessione di altri asset per far tornare il patrimonio azionario in positivo. Il business dei chip ha rappresentato più di un quinto degli utili di Toshiba nel trimestre da aprile a giugno e senza quell’utile operativo di 90 miliardi di yen (820 milioni usd) la compagnia sarebbe andata in rosso.
Toshiba, però, promette un ritorno all’utile in questo esercizio contabile per 230 miliardi di yen, che equivalgono a 1,8 miliardi di euro.
Il gruppo nipponico ha archiviato l’esercizio chiuso a marzo con una perdita netta di 965 miliardi di yen (circa 7,5 miliardi di euro), che si è allargata dai 460 miliardi di yen di un anno fa a causa delle svalutazioni della controllata statunitense nucleare Westinghouse, ora in bancarotta. I ricavi sono calati da 5.150 a 4.870 miliardi, mentre l’utile operativo si è attestato a 270 miliardi di yen, dopo una perdita per 483,01 miliardi lo scorso anno. La perdita per azione è passata da 108,64 a 228,8 yen.
ITALIAOGGI