Non saranno, infatti, più le Asl a condurre gli accertamenti. In attuazione della riforma Madia le competenze passeranno all’Inps, con la creazione del Polo unico per la medicina fiscale, attivo sia per i lavoratori privati sia
per i dipendenti pubblici.
Il criterio con cui vengono ripartite le risorse fa riferimento alle cosiddette «quote di accesso» alle disponibilità finanziarie del servizio sanitario nazionale, basate sulla popolazione che risiede e viene curata in un dato
territorio. Da diversi anni lo stanziamento a copertura delle viste medico-legali si aggira sempre intorno alla stessa cifra (17,5 milioni). Il vice segretario, nazionale per il settore Inps della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvio Trabalza, fa notare che ai fondi previsti dal decreto occorre aggiungere quelli annualmente «riservati alla scuola, circa 25,3 milioni, che dovrebbero essere inseriti un decreto previsto per novembre».
Non solo, spiega Trabalza, «occorre includere anche le risorse destinate dal ministero dell’Interno e poi dai singoli ministeri per un totale che sfiora i 60 milioni l’anno». La legge che finora ha regolato il meccanismo, infatti, stabilisce che non si possano superare i 70 milioni. Dal primo settembre però si cambia, con il Polo unico in capo all’Inps. Per i mesi dell’anno che restano è previsto un finanziamento di 17 milioni, che, stando al decreto Madia, diventeranno 35 milioni nel 2018 e 50 milioni a partire dal 2019.
Il Messaggero