IBM pensa alla guida autonoma per disabili

Sarà probabilmente uno degli aspetti più positivi di questa rivoluzione ormai alle porte.

Sentiamo parlare sempre più spesso dell’avvento della guida autonoma (totalmente autonoma) sulle nostre vetture: queste potranno portarci in giro senza una sola nostra mano sul volante. Dovremo solo dire dove vogliamo andare. Ovviamente saremo anche noi a decidere quando vogliamo che guidi “lei” oppure noi, ma secondo gli analisti e gli uomini del settore un giorno sarà addirittura illegale spostarsi con un’auto guidata dall’essere umano. La cosa può piacere o meno, ma sembra irreversibile, così tanto che ormai tutti i costruttori automobilistici sperimentano in questa direzione, ma ad entrare in campo sono specialmente quelle realtà che si occupano degli apparati tecnologici da inserire in queste auto; la parte software in un certo senso.

Già dei piccoli sistemi popolano le nostre vetture da alcuni anni, e li usiamo anche senza che noi ce ne accorgiamo.

IBM in prima linea

Ma perché la guida autonoma? Sostanzialmente ridurrà l’errore umano nell’uso dell’auto, riducendo il numero di incidenti, permettendoci viaggi più rilassati, veloci e sicuri. Ma uno degli aspetti più positivi è anche quello che permetterà a chiunque non possa spostarsi come e dove vuole, di muoversi in libertà senza più dipendere, come spesso accade, da altri. E’ in questo solco che si inserisce la #IBM, con l’intento di creare software e, perché no, veicoli progettati per gli spostamenti in guida autonoma dei diversamente abili. Alcuni mesi fa ha presentato in collaborazione con la Local Motors un taxi/bus autonomo di nome “Olli” che rappresenta la prima applicazione di questa idea nel campo automotive.

Il sistema è basato sul suo cloud Bluemix e sul sistema di intelligenza artificiale Watson. La guida avviene tramite comandi vocali o scritti impartiti al sistema che li traduce in scelte logiche in relazione a tutto ciò che lo circonda; secondo una calcolo della IBM le persone che presentano una qualche forma di disabilità oggi sono circa un miliardo, da qui si capisce il grande impatto che può avere questa tecnologia applicata. Attualmente alcuni prototipi funzionanti di Olli si stanno testando Washington, Miami e Las Vegas.

I primi accordi con i costruttori

Ma non finisce qui, perché la IBM va ancora avanti, dichiarando che sono in sviluppo sistemi ancora più evoluti. Quest’ultima notizia è già arrivata alle orecchi di qualche grande costruttore. Il Gruppo BMW ha Infatti messo a disposizione alcune vetture del tipo “BMW i8”, che verranno attrezzate per sperimentare i sistemi direttamente sul campo, come Olli. Al coro si aggiunge anche la GM che vuole portare questa tecnologia sul proprio sistema OnStar. Possiamo nutrire dubbi, o essere entusiasti della guida autonoma, ma le possibilità che presenta sono indiscutibilmente uniche e guardano da vicino aspetti realtà che noi spesso dimentichiamo.

Federico Signorelli, Blastingnews

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