I dati elaborati per conto dell’associazione di categoria Dismamusica da una ricerca del CERSI. Il mercato ha superato la soglia dei 300 milioni. Boom per gli archi elettronici (+ 75%). “Ma il nostro Paese ha ancora enormi potenzialità”
Note positive per il mercato degli strumenti e delle edizioni musicali (libri e spartiti, per intenderci) in Italia. Nel 2016, secondo i dati elaborati per conto di Dismamusica (associazione di categoria che riunisce produttori e distributori) dal CERSI, il Centro di ricerca e sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica di Milano, c’è stato un incremento dell’8% rispetto al 2015.
L’indagine, svolta su un campione selezionato di aziende rappresentative del mercato della produzione e distribuzione di strumenti musicali, ha consentito di stimare il tasso di crescita del comparto anche con riguardo ai singoli segmenti di mercato. Un comparto, vale la pena ricordarlo, che riunisce circa 1300 soggetti tra aziende ed esercizi commerciali, con oltre 8mila occupati.
Sulla base delle stime elaborate dai ricercatori e dagli analisti che hanno collaborato con Dismamusica, il valore totale del mercato italiano degli strumenti ed edizioni musicali nel 2016 ha superato la soglia dei 300 milioni di euro.
A crescere di più, con percentuali ampiamente a due cifre, il settore strumenti ad arco elettronici (+ 74,92%), seguito da armoniche a bocca (+ 28,10%), synth e campionatori (+ 28,04%). Continua la corsa dei pianoforti digitali (19,82%), seguiti, dopo anni di declino, dai pianoforti acustici (+ 19,15%). Benissimo anche le fisarmoniche (+23,38%), e in generale il comparto “audio” con l’amplificazione del suono che mette a segno un + 19,37% e i microfoni che salgono del 5,21%. In lieve crescita le chitarre elettriche (+ 4%), in flessione le acustiche (-1,67%). Deboli anche gli accessori (– 4,15%). Strumenti a fiato avanti del 10,96%, bene anche gli archi con un + 2,69%. Le edizioni musicali, infine, chiudono un anno positivo con un incremento del 6,03%.
Osserva Antonio Monzino, presidente di Dismamusica: «Si tratta di indicazioni importanti che attestano la vitalità del settore e che costituiscono uno sprone per intensificare ad ogni livello il lavoro finalizzato alla crescita della pratica musicale nel nostro Paese. Siamo ancora molto indietro rispetto alle altre Nazioni in tema di formazione musicale e di attenzione alla valenza culturale e sociale del “fare musica”. Il mercato italiano fa registrare un buon andamento, ma non basta: i numeri sono ancora bassi e testimoniano che il “Paese della Musica” non è all’altezza della sua fama e delle sue enormi potenzialità in questo campo».
Questa la lettura offerta da Filippo Michelangeli, editore, giornalista, musicista e vice presidente di Dismamusica: «Gli anni dal 2010 al 2013 sono stati di profonda crisi per tutto il settore, adesso finalmente siamo ripartiti. Gli italiani sono tornati a comprare strumenti e spartiti. Va sottolineato che forse ha avuto un ruolo positivo anche il “bonus Stradivari”, una misura di 15 milioni di euro a favore degli studenti del conservatorio e dei licei musicali introdotta dal governo nel 2016 e che verrà replicata nel 2017».
La sfida, per il comparto, resta quella del web : i principali competitor di chi vende strumenti si chiamano oggi Amazon e Thomann. Canali alternativi in grado di praticare politiche di prezzo particolarmente aggressive.
di Mauro Pianta, La Stampa