Da una parte la possibilità di creare un gigante nelle strade a pagamento, che sia in grado di ampliare significativamente il suo raggio d’azione fuori dall’Italia. Dall’altra, però, un’operazione che si rischia di pagare caro dal punto di vista delle metriche finanziarie che sottostanno alle pagelle degli analisti finanziari, con l’effetto di una probabile scure sulla valutazione del merito creditizio.
L’acquisizione di Abertis da parte di Atlantia è benedetta nell’analisi di Standard & Poor’s, dal punto di vista industriale. Lo shopping da 16,3 miliardi – qualora vada a buon fine – espanderà la posizione competitiva di Atlantia con una presenza territoriale più ampia. Per di più, se Atlantia è stata capace di diversificare il settore di presenza (con gli aeroporti di Gemina), Abertis vanta una diversificazione geografica che nel tempo è stata incisiva: unite, le due società avrebbero di che guadagnare. Anche il quadro regolatorio delle concessioni – in Italia e Spagna soprattutto – è giudicato positivamente sia in termini di stabilità che di remunerazione del capitale.
Tutto bene, dunque, secondo l’agenzia di rating? A preoccupare resta l’indebitamento, che nel caso di Atlantia dovrebbe crescere “significativamente” per finanziare l’acquisizione. Una tabellina dettaglia come si potrà presentare la solidità finanziaria della società a valle dell’Offerta sul gruppo spagnolo: le opzioni considerate
a rischio sono quelle che prevedono una accetazione al 100% da parte degli azionisti, ma una componente in azioni limitata al massimo al 16 per cento. In questo caso, la spia del rapporto tra adjusted funds from operations (FFO) e debito si accenderebbe e gli specialisti del rating potrebbero dover tagliare il giudizio su Atlantia. Per recuperare terreno, a detta di S&P restano le vie di “flessibilità finanziaria” che rispondono alle opzioni di vendita di quote di minoranza in business non strategici o lanciare un aumento di capitale.
La Repubblica