di Cesare Lanza
Scommettiamo che il livello di educazione in ristoranti, trattorie e osterie in Italia non migliorerà affatto? Dispiace dirlo, ma le abitudini cialtronesche del nostro decadente Paese mi sembrano ogni giorno più lontane dalle regole di un elementare galateo. Non è bello generalizzare e, al di là dei ristoranti – l’argomento che ho scelto oggi – la mala educazione è diffusa dovunque, è sempre più irritante è fastidiosa. Cinquantanni fa mandai un bravo cronista di nera e di bianca come recensore della ristorazione a Milano: Edoardo Raspelli, che oggi ha un successo illimitato. Gli dissi di dare attenzione inizialmente – era un debuttante in gastronomia! – anche e soprattutto ai gabinetti e alla qualità del servizio. Ben presto, presentandosi da sconosciuto e pagando il conto, diventò una firma terrorizzante per i locali che visitava.
Eppure, in mezzo secolo, la situazione è peggiorata, e parlo anche di Roma. I gabinetti sono sudici: colpa della maleducazione dei clienti, ma anche dei gestori che vogliono risparmiare sulla pulizia. I camerieri sono sgarbati: li vedi perla prima volta e ti trattano in confidenza, ti danno del tu. «Dottò, vieni qua, ti sistemo in un bel tavolo». Cioè: attaccato ad altri, soffocato e rumoroso. Magari del cibo parleremo un’altra volta. Mai un consiglio affabile, guai se esprimi un’esigenza insolita (abolirei per legge ananas e rucola,sembra che non se ne possa fare a meno nel menù). Ti senti mortificato e hai l’impressione che non sarai tu a pagare, ma siano i camerieri e l’oste a degnarsi, di malagrazia, a offrirti la cena. Se vuoi un’accoglienza decente, meglio un grande albergo. Ma, in tal caso, indecente è il conto.
di Cesare Lanza, LaVerità