di Cesare Lanza
Scommettiamo che il M5S arriverà al 40%? Oppure no? Ecco una domanda su cui si può scommettere, per istinto, sia su un esito, sia sul suo opposto. La provocazione arriva da Luigi Di Maio, che ha detto: «Andiamo avanti da soli, arriveremo al 40%, e non faremo alleanze». Sarebbe stata divertente anche questa aggiunta: «E ringraziamo il Pd e tutte le altre forze politiche che ci stanno aprendo un’autostrada».
Sull’esito della campagna elettorale non mi pronuncio: manca troppo al voto. Ma sull’ascesa straordinaria dei grillini mi sembra interessante fare un paio di riflessioni. Ecco la prima: sono davvero gli altri partiti a favorire l’avanzata di Grillo! È colpa 0 merito dei grillini, se il Pd si è scisso? E se Luca Lotti e Augusto Minzolini sono stati salvati grazie, almeno alle apparenze, a un inciucio olà style? E se è stata accesa una cagnara, con conseguente boomerang, sul fatto che Grillo, a Genova, ha bocciato la candidata votata online? Mi soffermo su questo punto. Una lettrice di Genova, con educata passione, mi ha chiesto come mai abbia sostenuto le ragioni di Beppe. E questa è la seconda riflessione. Per vincere, Grillo ha un obbligo: mantenere l’immagine della diversità del suo movimento. Niente discordie, correnti, linee alternative. A Genova ha fiutato il rischio ed è intervenuto. Come un dittatore, hanno gridato i suoi avversari. Come un vero capo, dicono i simpatizzanti, arrivando al 32%, nei sondaggi, 5 in più rispetto del Pd. Cosi, quel 40 ipotizzato da Di Maio se si va avanti così, sembra raggiungibile. Se, se, se… Dopodiché si aprirà il vero problema: il M5S farà alleanze per governare? Oppure, pur vincendo, lascerà spazio alle larghe intese?
Cesare Lanza, La Verità