L’azienda svedese sta rinegoziando gli accordi con le major e potrebbe presto riservare delle anteprime solo agli abbonati
“Cedeto lo passo”, “Cedete lo passo tu”, recitava la scena dell’Armata Brancaleone di Monicelli: stavolta i cavalieri pronti al duello, non sono Gassman e Volontè, ma Spotify e alcune etichette discografiche. L’azienda svedese, colosso della musica in streaming presto potrebbe cedere il passo alla sua stessa storica policy e cioè offrire lo stesso archivio musicale a tutti, indistintamente, siano gli utenti abbonati o meno al servizio. Secondo indiscrezioni riportate dal Financial Times, in sede di rinegoziazione degli accordi in scadenza con alcune etichette, la compagnia avrebbe accettato di limitare alcune agli iscritti “Premium”.
Si tratta di accordi che potrebbero essere a mesi dalla definizione, ma secondo il quotidiano Spotify otterrebbe, in cambio dell’esclusiva per gli utenti paganti, un taglio sulle royalties dovute alle major.
Un passo importante, considerato lo stoicismo con il quale la compagnia ha sempre difeso la sua politica: nel 2014 la pop star Taylor Swift ritirò dal servizio (e da altri) l’intero catalogo, con tanto di discussione pubblica tra l’artista e la piattaforma.
Non sono pochi gli artisti che negli anni hanno preferito, a braccetto con le loro etichette, affidare i propri album in esclusiva a Apple Music, oppure alla Tidal di Jay Z.
Nonostante questo, la società, secondo gli ultimi dati, ha portato a casa 50 milioni di abbonati paganti (inizio marzo), al fianco di altri 50 milioni di utenti che utilizzano l’applicazione almeno una volta al mese, gratuitamente. La musica in streaming della mela, a dicembre 2016, contava 20 milioni di abbonati, mentre Tidal 3.
Anche se il futuro delle trattative è tutto da definire, intanto gli svedesi puntano all’innovazione: mentre studia funzioni Hi-Fi , ha stretto un accordo con Waze per un’integrazione all’interno dell’app per la mobilità, disponibile per ora su dispositivi Android.
di Diletta Parlangeli, La Stampa