di Cesare Lanza
Scommettiamo che lo stadio della Roma sta per sprofondare in una nuova fase di rinvìi e di incertezze? Dopo le dimissioni dell’assessore Paolo Berdini (il più ostile al progetto), e le mezze parole di benevolenza della sindaca Virginia Raggi, credevo di non dover più intrattenervi, e tanto meno scommettere, su questo argomento. E, invece, ecco l’ennesimo colpo di teatro: lo stop delle Belle arti e la minaccia della Roma di ricorrere al Tar, con inevitabili controricorsi e chissà quali e quante ulteriori schermaglie politiche. In sintesi: probabili rinvìi di mesi, forse di anni. Che succede? È utile ricordare che il progetto è nato male, forse morto, a causa di alcuni micidiali (e incredibili) errori. I più gravi? Scegliere l’area di Tor di Valle (rischio 3 su un massimo di 4), idrogeologicamente pericolosa. Poi, proporre un progetto speculativo: 400 milioni per lo stadio e molto più di un miliardo per due o tre torri e altri impianti esagerati. Infine, considerare risolutiva (e inviolabile) la concessione – compiacente – decisa dal precedente sindaco Ignazio Marino e dalla sua giunta, come se l’avvento clamoroso dei grillini non contasse nulla. Conseguenza: una giungla inestricabile di conflitti, burocratici e di merito, politici e mediatici. E pensare che il problema era molto semplice ! Pieno diritto per la Roma (e per ogni club) di esigere la realizzazione di un suo stadio. Ma rispettando leggi e regole, senza speculazioni. Una domanda finale: lo stadio, se si fa, sarà di proprietà della Roma o di James Pallotta, il presidente americano, che sembra più interessato a questo progetto che alle ambizioni della sua squadra?
di Cesare Lanza, La Verità