Il ministro Marianna Madia e le misure allo studio: non servono più ore in ufficio ma efficienza e flessibilità
1. La Direttiva
La direttiva è ancora una bozza. La direzione che ha voluto prendere il governo è però molto chiara. La parola telelavoro vi dice nulla? Per chi abita in quella città dove il traffico è una sciagura, il telelavoro suona come la parolina magica, come magica sarebbe certamente l’idea di avere la possibilità di lavorare dalla propria casa timbrando un cartellino virtuale. E che dire dell’idea che lo Stato stipuli per i propri dipendenti pubblici delle convenzioni con gli asili nido per agevolare il loro rapporto con il lavoro? E ancora: il progetto di favorire il ricorso al lavoro part-time? Quanto ancora oggi l’idea del part-time resta una chimera? Tutti questi provvedimenti sono contenuti in una direttiva alla quale Marianna Madia, ministro per la Pubblica amministrazione, ha lavorato seguendo una bussola ben chiara: la flessibilità. Una parola che per troppo tempo è rimasta imbrigliata nelle carte e nella burocrazia di chi avrebbe dovuto adeguare il lavoro dei dipendenti statali alle esigenze del terzo millennio. Anche se oggi — bisogna dire — la parola flessibilità è diventato il moderno termine smartworking in questa direttiva che è una parte della legge delega del ministro Madia.
2. Lavoro da casa
È il sogno di tutti, non soltanto dei dipendenti della pubblica amministrazione. E soprattutto è una chimera per chi abita in quelle città dove il traffico è una iattura paragonabile all’invasione delle cavallette di biblica memoria. La nuova direttiva ministeriale prevede che questo sarà possibile. Non per tutti, non certo per sempre. La direttiva fissa infatti alcune quote e alcuni termini. Però le quote le fissa in positivo, e stabilisce che entro il 2018 almeno il 10 per cento dei dipendenti pubblici debba essere messo in condizioni di prestare servizio attraverso «nuove modalità spazio temporali». Tutto questo appare davvero un bel salto in avanti calcolando che — per dirla in maniera burocratica — oggi la quota di statali che svolgono il telelavoro è praticamente pari a zero, secondo quanto segnala il Conto annuale della Ragioneria dello Stato.
3. Asili più facili
Chi ha bambini piccoli, soprattutto se abita in grandi città, lo sa bene: la corsa all’iscrizione del figliolo all’asilo nido non è soltanto estenuante, ma il più delle volte è una corsa che si perde. Ecco perché nella direttiva del ministro Madia in tema di conciliazione scuola-lavoro si prevede che le amministrazioni stringano accordi non soltanto con gli asili nido ma anche con le scuole dell’infanzia, così da poter fare avere ai dipendenti statali una copertura per i propri figli. Tutto questo, ovviamente, nei limiti delle risorse economiche che saranno messe a disposizione per questa direttiva.
4. Un aiuto per l’estate
Ce lo segnala l’Istat ogni anno. Ci viene confermato ogni estate dai nostri occhi guardando le presenze in città: sono sempre di più gli italiani che non vanno in vacanza o, comunque, restringono il periodo delle ferie lontano da casa. È per questo che nella direttiva del ministro Marianna Madia si prevede che le amministrazioni stringano anche accordi con i campi estivi per i figli dei dipendenti, questo quando le scuole sono ovviamente chiuse.
5. Part time
Questa possibilità non è certo nuova nel mondo del lavoro, sia esso di tipo privato o pubblico. C’è però da tenere conto che ad oggi nel pubblico impiego questo strumento — che è lo schema di flessibilità in assoluto più antico e tradizionale — è davvero poco usato. Da noi non c’è una cultura diffusa, sicuramente, ma c’è anche il fatto che spesso non è facile accedere al part time. Gli ultimi dati ci dicono che la quota di partecipazione al part time dei dipendenti pubblici supera di poco il 5 per cento fermandosi al 5,6. Ecco quindi che nella riorganizzazione in versione family friendly prevista dalla direttiva si penserà anche a una riorganizzazione del part time in maniera da renderlo più semplice, ovvero semplicemente più accessibile.
6. Monitoraggio
Il presupposto fondamentale perché tutti questi provvedimenti possano funzionare davvero è che ci sia un buon monitoraggio sia prima — quando si deve riorganizzare il lavoro — sia dopo, per verificare l’efficienza. Parliamo di un monitoraggio specifico da parte di un team che sia in grado di organizzare l’ufficio tenendo presente le esigenze di tutti — soprattutto di chi è genitore — senza alterare l’efficienza dell’ufficio stesso. Anche questo tema è infatti specificato nella nuova direttiva del ministro Madia.
Alessandra Arachi, il Corriere della Sera