di Cesare Lanza
Scommettiamo che nel 2017 i dibattiti e le conferenze, i convegni, forse anche i talk show televisivi, e – vorrei sperare – addirittura gli interventi pubblici di chi governa e dei personaggi che rappresentano le istituzioni saranno meno fastidiosi per le chiacchiere e più concreti? Anche questa (esile) fiducia nasce dall’esito dell’indimenticabile referendum: gli elettori hanno dimostrato di infischiarsene delle montagne di parole, di sciocchezze, di consigli interessati (quasi mai interessanti) che ogni giorno gli piovono addosso. Vi propongo una riflessione, legata a conferenze, dibattiti e convegni a cui (raramente) partecipo. Una volta si partiva dal contenuto e successivamente si sceglievano, e si invitavano, gli esperti a cui affidare la discussione. Da tempo, ormai, si verifica il contrario: si scelgono personaggi che provochino attenzione; e poi un argomento qualsiasi perché, in fondo, non se ne parla, quasi mai seriamente. Valgono solo le relazioni. Non ti dicono: vieni a parlare di, poniamo, Brexit. Sfacciatamente ti chiedono: vieni? Così puoi incontrare il cardinale, l’attrice sexy… Il padre di questa rivoluzione, nel giornalismo fu Paolo Mieli, quando assunse la direzione del Corriere della Sera. Si chiamava contaminazione. All’inizio fu divertente. Poi, diffusa dovunque, la contaminazione ebbe effetti devastanti. Caccia al personaggio! Vittorio Sgarbi, giustamente, il più corteggiato. Ma le ochette a discettare sul governo? E i bulletti coatti a dirci la loro sulla finanziaria? E quel premier che prometteva qualsiasi cosa? Non se ne può più.
Cesare Lanza, La Verità