La stagione d’oro dei tassi bassi va verso la fine. Secondo un’indagine condotta da Mutui.it e Facile.it i costi dei finanziamenti per l’acquisto della casa saliranno nei prossimi mesi
Nel 2017 il momento d’oro per i mutui potrebbe essere giunto al termine. E’ quanto sostiene un’indagine condotta da Mutui.it in collaborazione con Facile.it secondo cui nell’anno appena iniziato i finanziamenti per l’acquisto della casa si faranno più costosi. Per via di una serie di fattori che spaziano dal declassamento in termini di rating dell’Italia allo spread in aumento, fino alla riduzione del quantitative easing (ovvero l’acquisto di titoli di Stato e obbligazioni societarie da parte della Bce). Mettendo così fine a un 2016 caratterizzato da tassi ai minimi storici, domanda in aumento ed erogazioni in crescita. Sul primo fronte, secondo dati Abi, i tassi sui nuovi mutui a dicembre hanno raggiunto un nuovo minimo storico, scendendo in media al 2,02% dal 2,05% di novembre (mentre a dicembre 2015 per sottoscrivere un mutuo per l’acquisto di un’abitazione si pagava in media un tasso del 2,5%). Secondo l’ultimo bollettino statistico pubblicato da Banca d’Italia, inoltre, nel terzo trimestre 2016 le famiglie italiane hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 11.455 milioni di euro. Con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2015 pari al 6,2%. Sempre nello stesso periodo, lo stock di mutui in essere ha raggiunto quota 301.573 milioni di euro, in aumento sia rispetto al trimestre precedente (+0,6%), sia in relazione allo stesso periodo del 2015 (+2,2%).
Uno scenario che però, secondo il report di Mutui.it e Facile.it, nell’anno in corso potrebbe vedere un’inversione di tendenza, rendendo i mutui più costosi. In primis per via della decisione presa dall’agenzia canadese Dbrs di abbassare il rating dell’Italia da A a BBB. Con conseguenze negative sui tassi di interesse applicati dalle banche ai prodotti finanziari, dal momento che gli istituti di credito dovranno fronteggiare costi più elevati per i propri prestiti, e quindi in qualche modo li dovranno recuperare. A questo va aggiunto che molti istituti di credito si stanno preparando ad aumentare gli spread in vista di un possibile rialzo futuro del costo del denaro. Il risultato, secondo l’indagine, potrebbero essere mutui a tasso variabile non più così convenienti, oltre a un tasso fisso che, a causa della riduzione del quantitative easing, ha registrato un aumento di circa 40 punti a partire da luglio (per l’Eurirs a dieci anni). Il che tradotto significa che un mutuo ventennale a tasso fisso è passato da un tasso dello 0,70% circa a oltre l’1,25%, con un costo di 30/40 euro in più al mese per la rata.
I mutuatari potranno comunque difendersi da costi troppo elevati anche grazie alle nuove tutele entrate in vigore dallo scorso novembre (introdotte dalla direttiva europea 2014/17/Ue, recepita dal decreto legge 72/2016) che introducono una serie di novità. In primo luogo, l’obbligo per le banche di attuare una comunicazione trasparente, soprattutto sui costi effettivi di mutui e polizze annesse. Gli istituti di credito sono inoltre tenuti a dare ai clienti la possibilità di confrontare le offerte presenti sul mercato prima di accendere il finanziamento. Fornendo prima della firma il cosiddetto Prospetto Informativo Europeo Standardizzato che deve contenere tutte le informazioni sulle caratteristiche del mutuo, utili per il confronto oggettivo con altri emittenti.
Sibilla di Palma, La Repubblica