In attesa che dal primo di gennaio del 2017, come a ogni inizio anno che si rispetti e per la “gioia” dei viaggiatori, scattino gli aumenti delle tariffe autostradali, i gestori litigano con lo Stato per i mancati incrementi ottenuti nel 2016. Che potrebbero essere recuperati già da gennaio, rendendo così ancora più salato il conto a carico dei clienti. A battibeccare con lo Stato sono sia il gruppo Gavio sia, seppure in misura minore, Atlantia, la società controllata dalla famiglia Benetton alla quale fa capo Autostrade per l’Italia.
Dal primo di gennaio di quest’anno che sta per chiudersi, il gruppo Gavio aveva ottenuto incrementi per le tariffe della Tangenziale Esterna (+2,10%), per Ativa (+0,03%) e soprattutto per il tronco A4 Torino-Milano della Satap. Quest’ultimo caso aveva fatto parecchio discutere perché il rialzo delle tariffe era stato particolarmente elevato: pari al 6,50% tutto in una volta. Da ricordare che gli adeguamenti tariffari, tendono a essere di due tipologie: “a tetto”, cioè con un limite massimo, dove si tiene conto dell’inflazione (a minimi mai visti) e degli investimenti effettuati dalla concessionaria; e “a riequilibrio”, dove si tiene conto di più variabili come traffico, investimenti e costi. Il gruppo Gavio prevede in larga misura aumenti tariffari di quest’ultimo tipo, mentre per le società di Atlantia prevale il modello “a tetto”.
Tornando al 2016, al contrario, il gruppo di Tortona si era sentito rispondere “picche” sull’aumento delle tariffe del tronco A21 Torino-Piacenza della Satap, dell’Autostrada Torino-Savona, dell’Autostrada dei Fiori, della Salt, dell’Autocamionale della Cisa, della Sav e della Società di progetto Brebemi. In tutti questi casi, spiega l’ultima relazione trimestrale della Sias, società quotata in Borsa del gruppo Gavio, “l’adeguamento tariffario è stato provvisoriamente sospeso in considerazione del fatto che i relativi piani economico-finanziari (pef) sono tuttora in corso di istruttoria presso i competenti ministeri”, ossia Infrastrutture ed Economia.
Ma il gruppo di Tortona ha deciso di andare all’attacco. Perciò, tutte le concessionarie controllate che hanno ricevuto il “no” dello Stato sull’aumento hanno attivato “le opportune azioni legali” in primo luogo contro i decreti di sospensione tariffaria, che a detta di Sias “risultano illegittimi in quanto riconducono il mancato adeguamento tariffario a una attività non ancora espletata (approvazione del pef), la cui competenza è proprio in capo al ministero stesso”.
Ma il contenzioso ha a che fare anche con il “silenzio della pubblica amministrazione, a fronte della mancata approvazione dell’aggiornamento dei piani economico-finanziari nei tempi previsti dalla normativa”. In pratica – è la posizione del gruppo Gavio – la colpa sarebbe del ministero delle Infrastrutture guidato da Graziano Delrio, che non ha ancora dato il proprio via libera ai piani, correttamente presentati dalle concessionarie.
Posto che il processo di approvazione dei piani non si è ancora concluso, nel frattempo il gruppo Gavio ha incassato qualche sentenza a proprio favore. E’, per esempio, il caso della Sav, con il Tar della Valle d’Aosta che, a ottobre, ha dichiarato l’illegittimità della sospensione dell’adeguamento tariffario per il 2016. Anche per il Tar Liguria, in relazione al ricorso presentato dall’Autostrada dei Fiori, “l’amministrazione statale è risultata inadempiente”.
Ad Autostrade per l’Italia, dove come visto prevale l’aumento “a tetto”, invece, per il 2016, è stato riconosciuto un aumento tariffario generale dell’1,09%, “in conformità – si legge nell’ultima trimestrale della società quotata in Borsa – alla richiesta dalla stessa avanzata al concedente”. Niente di fatto, invece, per la Tangenziale di Napoli, il raccordo Autostradale Valle d’Aosta e la Società Autostrada Tirrenica, per i cui incrementi delle tariffe, che in questo caso seguono il modello “a riequilibrio”, è stata disposta la sospensione, in via provvisoria, in attesa dell’approvazione dell’aggiornamento dei rispettivi piani economico-finanziari. Anche in questo caso, le società hanno presentato ricorso contro la sospensione tariffaria.
Per esempio, per quanto riguarda il raccordo Autostradale Valle d’Aosta, il Tar ha accolto il ricorso presentato dalla società, annullando il provvedimento di sospensione e imponendo ai ministeri di procedere all’adeguamento tariffario. A eccezione di queste tratte dove gli aumenti sono stati sospesi, in generale, per Autostrade per l’Italia gli incremento tariffari da gennaio dovrebbero essere inferiori all’1 per cento.
Che cosa vogliano ottenere i concessionari autostradali con i ricorsi è semplice: puntano a recuperare le somme perse nel 2016 per la sospensione degli incrementi tariffari imposta dall’alto. Ecco perché a ottobre il gruppo Gavio ha già comunicato al ministero delle Infrastrutture le richieste degli adeguamenti tariffari per il 2017, “prevedendo – si legge sempre nella relazione della Sias – il recupero dell’incremento non corrisposto nel 2015 e nel 2016, a invarianza degli effetti finanziari. La regolamentazione vigente – aggiunge il documento – prevede che il processo approvativo degli incrementi tariffari, da parte del concedente Mit, si concluda entro il 15 dicembre; per divenire efficaci, le variazioni tariffarie devono essere approvate dal Mit, di concerto con il ministero dell’Economia, per mezzo di apposito decreto interministeriale”.
Discorso analogo per Atlantia: per le tratte per le quali l’aumento è stato sospeso “l’incremento tariffario sarà determinato in via definitiva con il decreto interministeriale di approvazione dei relativi atti aggiuntivi di aggiornamento dei piani economico-finanziari, fatto salvo il diritto al recupero degli eventuali incrementi tariffari che saranno calcolati in base all’aggiornamento dei suddetti piani”. E ancora: “Il recupero dei mancati ricavi derivanti dal periodo di sospensione tariffaria sarà riconosciuto nell’ambito dell’adeguamento delle tariffe per l’anno 2017”. Insomma, chi aveva gioito per i mancati rincari delle tariffe nel 2016 potrebbe restare amaramente deluso, perché le somme non incassate dai gestori potrebbero essere recuperate già da gennaio del 2017. Ovviamente a spese dei viaggiatori.
Carlotta Scozzari, Business Insider Italia