di Cesare Lanza
Scommettiamo che la signora Valeria Fedeli si dimetterà? Sono incerto, eh! Stavo per scrivere «non» si dimetterà, secondo tradizione antica (con rare eccezioni), ma voglio forzarmi a vincere il mio pessimismo. La ministra (ministra dell’Istruzione!) è al centro di un caso bruttissimo, che va – purtroppo – ben al di là della sua vicenda personale. È accusata di aver dichiarato di essere laureata, ma non lo è (secondo altre testimonianze, è priva perfino del diploma di maturità). Fino al momento in cui scrivo, la Fedeli non ha dato spiegazioni ai mass media e alla scandalizzatissima pubblica attenzione. Non è accettabile. Anche se è una diffusa, pessima abitudine del nostro mondo politico. Gli americani sono ben più severi di noi, di fronte alle menzogne. Bill Clinton rischiò di doversi dimettere per le bugie impapocchiate sui suoi rapporti amorosi con Monica Lewinsky. (Riuscì a salvarsi con una ridicola correzione, ammettendo che con Monica c’erano stati «atti sessuali impropri»). Da sempre sostengo che questa strafottenza è scandalosa, distruttiva. Silenzi, reticenze e bugie sono alla radice (e poi il moltiplicatore) di disapprovazione, indignazione e avversione che la gente nutre per la classe politica. E mi auguro che questo assurdo pasticcio si risolva in modo corretto e dignitoso. La ministra dovrebbe parlare e poi dimettersi, se non saprà dare obiezioni e giustificazioni convincenti per le sue bugie imbarazzanti. In caso contrario, mi auguro che intervenga Paolo Gentiloni, se vuole dimostrare che il suo governo è diverso da quello precedente.
Cesare Lanza, La Verità