All’ente resta una quota dell’1,53% nel gestore aeroportuale Ma adesso il colosso della famiglia Benetton è al 22,1%
Mentre i riflettori sono tutti puntati su United Colors, i Benetton avanzano nel loro business migliore: le infrastrutture. Ieri Atlantia, la società controllata da Edizione che tiene Autostrade per l’Italia, gli aeroporti di Ciampino e Fiumicino, quindi Adr, e l’aeroporto di Nizza, ha comprato un altro 0,8% del capitale di Save, salendo così al 22,1%. Con questa mossa parte dunque quello che si configura come un probabile assedio e conferma che l’intenzione di Atlantia sarebbe proprio quella di arrivare a prendersi tutta Save.
Il venditore del pacchetto di azioni è Fondazione Venezia che resta nell’azionariato del concessionario del Marco Polo e del Canova con 1,53%. Il passaggio di mano dei titoli è avvenuto a 15,25 euro, quindi ben al di sotto dei corsi di mercato, il titolo Save ieri ha chiuso a 17,35 euro. Messo in cifre la cessione, comunica la Fondazione, ha portato nelle casse 6,7 milioni con una plusvalenza di 3,2 milioni. Ma se l’ente veneziano avesse venduto a valori di Borsa la plusvalenza sarebbe stata di 4,1 milioni, poiché i titoli sono caricati a bilancio a 8 euro. Quindi 900 mila euro in più. Atlantia, così come ha fatto per Amber, nell’intesa con la Fondazione ha riconosciuto un meccanismo di integrazione del prezzo qualora entro 3 anni venisse promossa un’offerta pubblica di acquisto o scambio sul titolo Save ad un prezzo superiore a quello riconosciuto in data odierna. Da quel che risulta, però, c’erano almeno due compratori disposti a prendersi i titoli pagandoli alla quotazione di Borsa. Secondo fonti, infatti, alla porta del presidente di Fondazione Venezia Giampietro Brunello sarebbero andati a bussare altri oltre ad Atlantia. Che però avrebbe battuto sul tempo gli altri pretendenti formalizzando la proposta di acquisto. Il 25 novembre la decisione di vendere il pacchetto sarebbe arrivata nel consiglio dell’ente, e fino a ieri sera Brunello avrebbe tenuto la trattativa aperta con gli altri due potenziali acquirenti. Uno dei due soggetti interessati a rilevare il pacchetto sarebbe stata proprio Finint, che è azionista di controllo di Save tramite la scatola Agorà. Ma poi l’arrivo della proposta formale di Atlantia avrebbe spinto l’ente a chiudere la partita in favore del big delle infrastrutture.
Attorno a Save è in atto una forte speculazione proprio per come Atlantia si sta incuneando nella crisi al vertice della catena di controllo di Finint. Come noto infatti Andrea de Vido e Enrico Marchi, soci alla pari nella Finanziaria di Conegliano, sono ai ferri corti e stanno meditando su come separarsi. De Vido ha contratto un debito con Veneto Banca che sta tra gli 80 e i 100 milioni di euro. Montebelluna ha chiesto di rientrare su quell’esposizione e il finanziere starebbe chiedendo al socio Marchi di liquidarlo per poter chiudere la sua posizione con l’istituto di credito. Impegnati nel rompicapo per dirimere la questione tra i due soci sarebbero Unicredit e Intesa, più un advisor legale. La faccenda non è semplice in quanto spostare l’equilibrio degli azionisti in Finint significa cambiare il controllo proprio su Save. Se infatti de Vido uscisse dalla Finanziaria scatterebbe l’obbligo di opa a cascata sul concessionario
dell’aeroporto di Venezia. Ipotesi insostenibile finanziariamente per Marchi. Vada come vada Atlantia non ha fretta. Nel 2018 si apre la finestra di uscita per Morgan Stanley dalla scatola Agorà dove è socio con Finint e anche in quel caso i Benetton si potrebbero comodamente infilare.
di Roberta Paolini Il Mattino