Scommettiamo che lo stadio della Roma non si farà, se non saranno rispettate le regole? James Pallotta ha assunto la presidenza della Roma verosimilmente per realizzare questo business miliardario, oggi al centro di complesse e confuse polemiche. Mentre Pallotta se ne sta in America per badare ai suoi affari prioritari, a Roma (ma la questione è interessante in tutta Italia e per tutti i club calcistici), la battaglia è esplosa tra due fazioni. Quelli che vogliono lo stadio comunque, a prescindere; e quelli che dicono no al progetto, con varie motivazioni. Vorrei proporre un’opinione «terza». Penso che ogni club abbia giusto interesse, e diritto, a costruire un proprio stadio: la Juventus è un modello, vi è riuscita prima di tutti, con evidenti benefici. Ma ciò che mi sta a cuore è un problema piccolo piccolo – preliminare – che nel nostro Paese diventa quasi sempre enorme: bisogna rispettare le regole. Mister Pallotta e i suoi collaboratori non lo hanno fatto. Hanno cominciato male: «decidendo», senza consultare il Comune, che lo stadio «doveva» sorgere a Tor di Valle. Perciò condivido l’obiezione dell’assessore Paolo Berdini, insigne urbanista e capofila del no. Il quale, pittorescamente, ha commentato: «È il Comune che fa? Sta in cucina a pulire le pentole?». No! Tor di Valle è una zona pericolosa di Roma, a rischio esondazione. Ci sono molti altri luoghi dove realizzare, senza rischi, lo stadio. Inoltre il progetto prevede esagerati impianti e insediamenti, con intenti speculativi, che nulla hanno a che fare con lo stadio. Conclusione: sì a uno stadio, ma rispettando regole e leggi. Sarà a breve possibile? Penso di no.
Cesare Lanza, La Verità