di Cesare Lanza
Rossoneri terzi in classifica a sorpresa, nonostante in squadra ci sia più di qualche giocatore così così. II merito va a Montella, capace di scommettere sui ragazzi giusti: dal «vecchio» Donnarumma a Lapadula
Il verde Milan di Vincenzo Montella ha convinto anche un irriducibile genoano come me. «Qual è il nesso?», direte. Solo chi tifa Genoa può saperlo. Perché Montella si stava affermando, giovanissimo calciatore, nel Grifo e di colpo ci «tradì», passando all’odiata Sampdoria. Secoli fa, è vero. Poi il ragazzo superò e assorbì (pochi, non solo nel calcio, ci riescono a quell’età) un matrimonio disastroso con la moglie, Rita Jannaccone. L’avevo intervistata, la bella e seduttiva Rita, e restai stupefatto quando appresi la notizia della crisi e del divorzio! Nell’intervista, infatti, ero rimasto impressionato dalle inconsuete dichiarazioni, passionali, di Rita, che proclamava un amore eterno per Vincenzo, primo e unico amore della sua vita, felice di regalargli la sua verginità, con la promessa di un amore indistruttibile. Non andò propriamente così, ma Montella è un uomo tosto e determinato sotto l’apparenza educata, la morbidezza del linguaggio e un fairplay assolutamente raro nel mondo del calcio. Oggi, a 42 anni,-è felicemente risposato, con una carriera splendida alle spalle: da calciatore si impose come un formidabile goleador nella Roma, poi ne diventò allenatore, poi ha allenato la Fiorentina e la Samp, ora sta facendo miracoli alla guida del Milan. È intelligente, duttile, un po’ sornione e un po’ sergente, ambizioso e prudente secondo necessità: non a caso è del segno astronomico dei gemelli (18 giugno), quando la primavera si fonde con l’estate; è insomma di bosco e di riviera, scaltro e ribelle e tuttavia capace di aspettare il momento più opportuno per affermarsi. I miracoli del Milan – terzo in classifica! Nessuno lo avrebbe mai detto – vanno attribuiti alle sue qualità. In un club, di fatto, ormai abbandonato da Silvio Berlusconi, che lo aveva portato ai vertici del mondo. E i cinesi in arrivo con la lentezza – o la sicurezza? – di una lumaca. (A proposito: i continui rinvii della cessione, da Fininvest agli acquirenti orientali, dipendono solo dal placet del governo cinese, pura burocrazia). Di più: L’artefice operativo dei successi, il grande Adriano Galliani, è in procinto di passare dal Milan al comando della Lega calcio. E, ad agosto, c’era una squadra sconnessa, in cui non si riusciva a trovare il capo e la coda. Oggi, ancora oggi, una domanda si impone: questo Milan è una grande squadra in lievitazione o un’Armata Brancaleone che vive episodi straordinari e vincenti e sogna stabile gloria? Per il momento, la seconda che ho detto. E vi spiego perché, valutando senza enfasi una «rosa» con petali promettenti e, spine evidenti. Donnarumma è un fenomeno, anche se per ora non vale Perin, ve lo dice un genoano, in questo caso oggettivo: sarà l’erede di Buffon se supererà le insidie «esistenziali» dell’età giovanissima. Abate è alla frutta, Paletta un difensore qualunque, Romagnoli un colosso. De Sciglio? Mi auguro che abbia superato gli affanni psicologici, l’incertezza di sé e quant’altro. A centrocampo Montolivo è l’eterno incompiuto: per Gianni Brera sarebbe stato il classico abatino. Kucka, un tenace artigiano. Locatelli può diventare un fenomeno o quasi, però diciamolo: non è certo un Rivera, neanche un Tardelli, non mi sembra neanche un Bulgarelli, un De Sisti o uno Juliano. Comunque sono curiosissimo di vederne la crescita. Il croato Pasalic è più che una promessa. Bacca è il tipo di centrattacco a cui si possono chiedere solo i gol, e se non li fa a qualsiasi allenatore viene l’orticaria (Montella di gol ne faceva tanti e bellissimi). Lapadula, se motivato, può dare maggiori soddisfazioni di lui. Niang è un bestione travolgente, da affinare. Suso molto tecnico, ma incostante. Eh, la costanza! Credo che Montella la metta al primo posto. Bonaventura, eclèttico, è il più continuo e affidabile. Avete notato gli alti e bassi, nei miei (opinabilissimi) giudizi? Questo è il affidato a grandiosi colpi vincenti, come il tiraccio di Locatelli o il colpo di tacco di Lapadula. L’oro sta nei piedi dei giovani, portentosi ma immaturi: non si può pretendere tutto subito. Se i cinesi sganciano, il mercato di gennaio può aprirsi a decìsivi rinforzi. «Speriamo che la squadra non venga impoverita» ha detto Montella, più cauto che ironico. E intanto medita senza superbia sull’imminente derby con l’Inter, che l’onesto Pioli si accinge a ricostruire.
Cesare Lanza, La Verità