Gli speculatori cambiano atteggiamento sulle quotazioni del greggio: le puntate al ribasso sono scese come non accadeva da una decina d’anni. Ma resta l’incertezza sugli equilibri interni all’Opec
I grandi Paesi produttori di petrolio – riuniti sotto l’insegna dell’Opec – tornano a parlare di un possibile accordo per congelare la produzione e l’eccesso di offerta di oro nero sembra meno devastante rispetto al recente passato, così i mercati si posizionano per cogliere un possibile rialzo dei corsi petroliferi.
Nota Bloomberg che per la seconda settimana consecutiva sono calate nettamente le “puntate” sul calo dei prezzi, di contro sono salite quelle su un rally: i future sono saliti del 23% in meno di tre ottave. In sostanza, ci si sta spostando rapidamente da un estremo all’altro: “Gli speculatori vendevano a tutto spiano a luglio, e in questo mese sono passati ad acquistare a piene mani”, ha spiegato l’analista del settore energetico Tim Evans, in occasione di Citi Futures Perspective a New York.
L’Arabia Saudita ha dato la disponibilità ad ascoltare le istanze degli altri produttori e a ragionare con loro sul congelamento della produzione, così nell’Opec prende corpo l’idea – dopo i fallimenti dei mesi scorsi – di un coordinamento per gestire l’estrazione. Nella settimana conclusa il 23 agosto sono così calate drasticamente le posizioni “corte” (cioè le scommesse su un calo dei prezzi), a un ritmo che non si rintracciava dal 2006. Le puntate contrarie, cioè quelle per un andamento in crescita delle quotazioni, sono invece cresciute come non accadeva da oltre un anno.
Il prezzo de greggio è entrato in fase da “toro” metà mese, soltanto poche settimane dopo una fase da “orso”. A spingere i prezzi è stato l’annuncio Opec dell’8 agosto di “colloqui informali” in vista delle riunioni di fine settembre in Algeria. Resta comunque alta l’incertezza, come testimoniano gli andamenti ondivaghi delle quotazioni.
Secondo i report delle grandi istituzioni finanziarie, poi, un’altra spinta alle scommesse di rialzi arriva dal fatto che la sovrabbondanza di scorte a livello globalle starebbe finalmente scemando. “C’è fiducia crescente sul fatto che il mercato si stia riequilibrando”, ha spiegato ancora Evans. Resta però la lezione del recente passato a sostenere lo scetticismo di alcuni osservatori sulla possibilità di raggiungere un accordo Opec: già in aprile, l’Arabia chiese in coinvolgimento dell’Iran (che invece vuole recuperare il suo posto nello scacchiere, dopo la fine dell’embargo) in qualsiasi accordo sul congelamento della produzione, che a quel punto naufragò.
Repubblica