di Luigi Bisignani
Caro direttore, sul referendum, tra i no e i sì, la partita per ora si gioca sui «ni». E Renzi questo lo sa bene, tanto che qualcuno dei suoi alleati più arguti sta per far scendere in campo Marcello Pera, campione del pensiero liberale capace di riunire i moderati. Forse è questa l’ arma segreta che potrebbe spingere il Premier a raccogliere consensi verso il Sì alle riforme e a rompere gli indugi con il suo partito «bifronte», dalle due anime che non si incontrano: perché una troppo ruffiana verso il segretario e l’ altra sterilmente stizzita, all’ eterna ricerca di unleader alternativo. Se il professor Pera deciderà davvero di rientrare in pista, Renzi potrà essere più duro con i suoi e minacciare, come sta già facendo, di fondare un suo movimento aperto alle forze moderate del paese. Segretamente c’ è già chi pensa ad un nome e ad un logo «PDR – Partito della Rinascita», per Renzi Presidente. Come reagirà il centrodestra? Aspetterà di vincere il referendum per trattare con un Renzi meno borioso o punterà su qualche inciampo parlamentare prima dell’ estate permettere in piedi un governo d’ emergenza per legge elettorale, post Brexit, banche e immigrazione? E il Pd? Idee poche e confuse, Franceschini che come uno scafista carica ogni tipo di profughi, Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, eterna promessa in preda a mille dubbi, e Roberto Speranza, che a farsi teleguidare è bravo come un grillino. Matteo è inquieto e sempre più guardingo. Ma tiene la barra su due obiettivi a breve: evitare crisi di governo al buio lanciando, sia pure a malincuore, una ciambella di salvataggio ad Angelino Alfano e tentare in ogni modo, magari con l’ aiuto di Napolitano, di pasticciare con la Consulta perché permetta, con una sentenza sull’ Italicum, di rinviare il referendum. Andreotti do cet: meglio tirare a campare che tirare le cuoia.
Luigi Bisignani, Il Tempo