I sindacati: “Sk Capital non è un interlocutore credibile: Eni interrompa la trattativa”
In ballo c’è il futuro della chimica italiana e il rilancio delle attività industriali del “cane a sei zampe” in Italia. “Quello che si delinea – dicono i segretari generali Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani – è un piano di alleggerimento di Eni: dopo Saipem, Versalis e il comparto retail di Gas&Power. E’ dunque il ridisegno del Gruppo energetico il vero tema al centro della mobilitazione di questi mesi e del prossimo sciopero del 13 maggio”.
Al contrario “il nostro ruolo – ricordano i segretari – è quello di richiamare Eni ad un comportamento responsabile, ad attuare gli investimenti previsti dal piano, al suo ruolo di attore fondamentale dell’industria italiana per lo sviluppo del Paese. Siamo quindi contrari ad una operazione avventurosa e rischiosa come quella che vedrebbe la chimica italiana in mano ad un fondo americano – SK Capital – che noi consideriamo un interlocutore non credibile, sia finanziariamente che per capacità industriali. Sarebbe un autogol – aggiungono – per l’industria e un colpo mortale alla manifattura italiana: è bene che Eni interrompa subito la trattativa”. “Per questo, abbiamo chiesto proprio ieri un nuovo incontro al Governo al fine di poter esporre le nostre ragioni e le nostre proposte, che non sono altre che quelle dei lavoratori e di numerosi cittadini italiani”, concludono i segretari.
Chimica, nuovo sciopero contro ENI
La chimica italiana scende nuovamente in piazza, e lo fa il prossimo 13 maggio: per quella data è stato proclamato, dai sindacati dei chimici di CGIL CISL e UIL, uno sciopero generale di otto ore di tutti gli impianti italiani dell’ENI, con una manifestazione a Roma nella zona del Pantheon.
Al centro dello sciopero, ancora una volta, la volontà di ENI di vendere Versalis, la società del gruppo attiva nella produzione di polimeri, insediata anche a Ferrara e negli altri grandi poli petrolchimici del nord Italia (Ravenna, Mantova e Marghera): in Italia conta circa 6mila dipendenti, nella nostra realtà circa 300. Il fatto è che ENI intende liberarsi di Versalis entro il 2016; l’amministratore delegato Claudio Descalzi lo ha confermato a metà marzo, quando ha presentato a Londra, agli investitori della Borsa inglese, il bilancio 2015 del gruppo ENI: “siamo contenti di Versalis e dei risultati che ha ottenuto – disse in quell’occasione – ma non è più strategica. Per questo stiamo discutendo per ridurre la nostra quota”.
ENI è in trattativa con un fondo di investimento – SK Capital – che i sindacati giudicano inadeguato a farsi carico di una realtà industriale grande e complessa come Versalis, e temono che la vendita abbia ripercussioni negative sui posti di lavoro ma anche sull’operatività di Versalis, che è pur sempre un campione della chimica italiana nel mondo. Le iniziative istituzionali di governo, regioni, comuni, fino ad ora non sembrano aver indotto ENI a cambiare rotta. Quindi, nuovo sciopero venerdì prossimo: la via indicata dal sindaco è quello di coinvolgere, nella proprietà di Versalis, non un fondo di investimento straniero, ma la Cassa depositi e prestiti, che tra l’altro è già azionista di ENI.