Yogitech, fondata nel 2000 a Pisa, produce tecnologie per la sicurezza funzionale dei sistemi elettronici di industria e automobili. La sua squadra si unirà a quella della multinazionale americana
“I sistemi di assistenza avanzata aprono la strada per le automobili a guida autonoma”. È per mettere a punto l’auto del futuro, quella che marcia da sola, che Intel guarda all’Italia. Nello specifico, a una piccola azienda innovativa nata nel 2000 da un gruppo di ingegneri elettronici dell’Università di Pisa. Si chiama Yogitech, e Intel ne ha appena annunciato l’acquisizione attraverso un post sul suo blog aziendale. Un caso di acqui-hiring in realtà, come viene definita la pratica molto diffusa in Silicon Valley per cui le grande imprese comprano le startup per incamerare i talenti che ci lavorano. La cifra dell’affare è rigorosamente top secret, ma Intel ha annunciato che la squadra di Yogitech entrerà a far parte del suo gruppo di sviluppatori al lavoro sull’Internet delle Cose, gli oggetti connessi.
Non solo automobili, quindi. Yogitech sviluppa soluzioni hardware e software che garantiscono l’affidabilità dei sistemi elettronici in ambienti in cui la sicurezza è importante, come i trasporti o le fabbriche. Tecnologie che prevengono i malfunzionamenti dei robot e avvertono in tempo reale quando questi si verificano. Entro il 2020, con il diffondersi degli oggetti connessi in campo industriale, un segmento a cui Intel punta forte con i suoi processori, circa il 30% avrà bisogno di questo genere di dispositivi. Compresi, ovviamente, tutti i sistemi automatici applicati alle automobili, come i sistemi frenanti, di sterzo, airbag, l’elettronici per la sicurezza attiva e passiva. E in prospettiva anche i sistemi di parcheggio o di guida automatica.
Fondata nel 2000 dagli ingeneri Silvano Motto (oggi presidente e Ceo), Riccardo Mariani (capo della tecnologia), e Monia Chiavacci (direttore), con la sua tecnologia fault Robust Yogitech ha conquistato clienti in tutto il mondo, ottimizzando costi e performance dei sistemi di sicurezza. Vende a grandi produttori di semiconduttori come Texas Instruments, Toshiba, Fujitsu e ST Microelectronics, e a system integrator come Bosch e Denso, anche attraverso la filiale in Giappone. Ha ricevuto circa 3 milioni di euro di finanziamenti venture, la maggior parte dei quali dal Fondo Atlante di Intesa Sanpaolo, che ne controllava il 47% del capitale, affiancata da investitori istituzionali come il Fondo Toscana Venture e il fondo Sviluppo Imprese Centro Italia. E’ la seconda operazione di una grande multinazionale della tecnologia in Italia, dopo l’acquisizione a febbraio dello sviluppatore di software piemontese Nice da parte di Amazon.
Repubblica