Il gruppo di Alba precede Armani. A livello globale prima Rolex, crolla Volkswagen
Prima Rolex, seconda Walt Disney, terza Google. Sono loro le imprese globali con la reputazione più alta secondo la fotografia annuale scattata dal «Reputation Institute», una maxi-indagine condotta tra i consumatori dei Paesi del G8, i quattro «Bric» più la Corea del Sud e il Messico. Nella top venti c’è una sola azienda italiana, la Ferrero (alla posizione numero 18), ma nella lista delle prime cento il «Made in Italy» è ben rappresentato: Armani è trentaduesima, Barilla quarantatreesima, Lavazza settantasettesima. La Pirelli, ormai a trazione cinese, è quarantesima. Secondo la società di consulenza, i valori di Borsa degli ultimi sei anni dei 20 grandi gruppi italiani con un alto punteggio reputazionale sono in media raddoppiati, mentre l’indice Ftse Mib è rimasto praticamente fermo.
A livello internazionale, bene Microsoft (da 11esima a settima), in calo Bmw (che ha perso il primato 2015 per l’attuale quarto posto) e Daimler (da terza a quinta): entrambe hanno pagato indirettamente il «dieselgate», con Volkswagen scivolata fuori dalle prime 100. L’anno scorso il colosso di Wolfsburg era al 14esimo posto. «Abbiamo condotto uno studio negli Stati Uniti sui bilanci pubblici delle società quotate, dividendo quelle sopra la media reputazionale e quelle sotto: ne è emerso che quelle sopra media hanno una crescita di parametri come il Return on equity e il rapporto tra valore d’impresa e il margine operativo lordo superiore alle altre tra il 27 e il 37%», spiega Michele Tesoro, amministratore delegato di Reputation Institute Italia, Svizzera e Medio Oriente.
La Stampa