Un altro terremoto nell’editoria. Dopo la nascita di «Mondazzoli» con l’acquisizione da parte della Mondadori della sezione di libri del suo competiror RCS, ieri è partita un’altra rivoluzione di uguale importanza, destinata a cambiare profondamente il mercato dell’editoria. Dopo il fitto balletto di voci che si sono rincorse per settimane e al termine di una giornata caratterizzata da un andamento brillante dei titoli Espresso e Rcs, in serata a mercati chiusi è arrivato l’annuncio ufficiale. Il gruppo Espresso controllato dalla holding Cir della famiglia De Benedetti e Itedi, la società che controlla La Stampa e il Secolo XIX, hanno firmato un memorandum d’intesa che porta alla fusione delle due case editrici. Nasce un nuovo polo dell’informazione a cui faranno capo il quotidiano torinese, quello ligure e Repubblica. L’operazione segna la nascita del maggiore polo dell’informazione italiana, che controllerà il 20% circa del mercato della carta stampata, con una posizione di leadership sul digitale. Un’aggregazione che sembra avere alle spalle la stessa strategia che ha portato alla nascita di «Mondazzoli», ovvero l’ottimizzazione dei costi che nell’editoria sono cresciuti in modo esponenziale a fronte di una contrazione dei ricavi pubblicitari senza precedenti. Ma è anche un’aggregazione che impone più di una riflessione sulla concentrazione dell’informazione in capo a pochi soggetti. Nelle stesse ore dell’annuncio delle nozze Repubblica-Stampa, il sito Affaritaliani ha fatto rimbalzare il rumor che sarebbe alle porte una fusione tra il Corriere della Sera e il Messaggero.
Sarebbe questo lo sviluppo a cascata dell’aggregazione tra Repubblica e Stampa. Oggi il capitale dell’ItEdi è per il 77 per cento di Fca (Fiat Chrysler) e per il 23 dell’Ital Press Holding, la società di Claudio Perrone, l’ex editore del Secolo XIX. Fca, dopo questa fusione, deterrà il 16% circa dell’aggregato con la famiglia Perrone che continuerà a essere azionista di minoranza con una quota pari al 5%.
La società verrà inglobata dal gruppo presieduto da Carlo De Benedetti. Nel 2014 l’Espresso ha registrato ricavi netti consolidati per 643,5 milioni e un risultato positivo di 8,5; mentre ItEdi ha avuto soltanto 110 milioni di fatturato e un utile di 624mila euro. Agli azionisti di ItEdi andrà quindi una piccola quota di minoranza del Gruppo Espresso che sarà definita nei prossimi mesi. La porzione del Gruppo Espresso che spetterà a Fca sarà redistribuita fra i suoi azionisti. In questo modo la Fiat, una compagnia che produce automobili e non giornali, come ripete sempre l’ad Sergio Marchionne, uscirà dall’editoria italiana. Il presidente di Fca, John Elkann ha sottolineato che «l’accordo porterà alla creazione di una nuova realtà nella quale fonderemo tutte le nostre attività editoriali. La società sarà leader nel settore dell’informazione in Italia».
La domanda è quindi a chi andrà la quota di Elkann in Rcs. Secondo i rumors riportati da Affaritaliani a salire su Rcs potrebbero essere Cairo e Della Valle ma soprattutto Caltagirone. Il quale in un sedondo momento potrebbe procedere ad una integrazione con Il Messaggero per lasciare la Gazzetta dello Sport nelle mani di Cairo e Della Valle. All’inizio Caltagirone entrerebbe con una quota inferiore a quella di Banca Intesa ma poi tenterebbe il grande salto alla conquista di via Solferino.
Elkann nella lettera di dipendenti di Itedi ha assicurato che «il rispetto dei valori di integrità e indipendenza che ha guidato fino ad oggi le nostre testate resterà immutato, perché sono gli stessi principi che la Famiglia De Benedetti segue da ormai quasi 40 anni». Poi ha sottolineato di «essere particolarmente felice di unire i nostri destini editoriali ad una testata come La Repubblica, il giornale che il mio prozio Carlo Caracciolo contribuì a fondare, forte dell’esperienza che aveva maturato come editore de L’Espresso».
Laura Della Pasqua, Il Tempo