Dallo scandalo del 1986 le vendite all’estero sono cresciute del 575%: una bottiglia su cinque è made in Italy. La produzione è calata per lasciare spazio alla qualità con un controvalore di 5, sildenafil 4 miliardi
Sono serviti 30 anni per lasciarsi alle spalle lo scandalo del vino al metanolo, ma oggi una bottiglia esportata su cinque è made in Italy. Il vino italiano archivia il 2015 con il record storico delle vendite all’estero arrivate a 5,4 miliardi in valore, con un aumento del 575% rispetto a 30 anni fa: è quanto emerge dal dossier “Accadde domani. A 30 anni dal metanolo il vino e il made in Italy verso la qualità” di Coldiretti e Fondazione Symbola.
In termini di fatturato il primo mercato del vino made in Italy, con il valore record delle esportazioni di 1,3 miliardi di euro, sono diventati gli Stati Uniti, che hanno sorpassato la Germania, attestata sotto il miliardo, davanti al Regno Unito con oltre 700 milioni di euro. Negli ultimi anni si sono aperti nuovi mercati come quello della Cina, dove le esportazioni di vino hanno superato gli 80 milioni di euro nel 2015.
Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance, con le esportazioni che sfiorano il record del miliardo di euro nel 2015. Per le bollicine tricolori il 2015 si è chiuso con volumi esportati pari ad una volta e mezzo quelli degli spumanti transalpini (+50%) senza dimenticare il riconoscimento attraverso il premio internazionale “Sparkling Wine Producer of the Year”, assegnato alle Cantine Ferrari, che le migliori bollicine al mondo sono italiane.
“Ora la nuova sfida è quella di rafforzare e difendere le posizioni acquisite combattendo la concorrenza sleale dei produttori internazionali. Le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “a preoccupare sono anche i tentativi di minare la distintività delle produzioni, come dimostra la recente discussione comunitaria sulla liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione”. Gli fa eco Ermete Realacci, presidente di Symbola secondo cui “quello che è accaduto dopo lo scandalo metanolo nel vino italiano rappresenta una straordinaria metafora della missione del nostro Paese. La domanda di Italia nel mondo è legata alla qualità, alla bellezza, alla cultura”.
Negli ultimi 30 anni, infatti, la produzione è calata a fronte di un aumento della qualità. E oggi l’Italia è prima in Europa per numero di vini con indicazione geografica: se nell’1986 la quota di vini Doc e Docg caratterizzava il 10% della produzione, oggi è pari al 35%, e se si considerano anche i vini Igt, categoria nata dopo l’86, si arriva al 66%, in altre parole i 2/3 delle bottiglie. Nello stesso arco temporale, la produzione si è ridotta del 38%, a 47,4 milioni di ettolitri.
La Repubblica