L’inchiesta penale verso la chiusura: contestato il mancato pagamento di 300 milioni di tasse
Dopo aver ricevuto il “conto” dalla Guardia di finanza, order per Google Italia si avvicina anche quello della procura di Milano. A fine gennaio, con la consegna del “processo verbale di accertamento”, è stata contestata alla società un’evasione da 300 milioni di euro, ora il pubblico ministero milanese Isidoro Palma, si accinge a chiudere l’inchiesta penale. E se fino a oggi non si conoscevano gli indagati, adesso si scopre che per “omessa dichiarazione dei redditi” (articolo 5 del Testo delle imposte sui redditi), tre manager della Google Ireland Limited sono ufficialmente indagati. Anche se forse non saranno gli unici che dovranno rispondere della presunta maxi evasione commessa – secondo i calcoli del Nucleo di polizia tributaria – in cinque annualità, tra il 2008 e il 2013 dall’azienda leader mondiale della Rete. Da tre anni, è bene dirlo, la posizione del motore di ricerca con base a Mountain View, in California, è stata regolarizzata dal punto di vista fiscale. Ma fino al 2013, secondo la procura milanese, avrebbe sostanzialmente deviato gli utili dell’azienda sulla sede di Dublino, ottenendo una fiscalizzazione dimezzata rispetto a quanto dovuto in Italia. La filiale tricolore, ipotizza sempre l’accusa, risultava essere esclusivamente una “fornitrice di servizi”, come appariva negli stessi bilanci, “per marketing, ricerca e sviluppo”, destinati alla controllante Google Ireland. In realtà, dall’accertamento avviato su impulso del dipartimento contro i reati finanziari della procura milanese, Google Italia avrebbe molto più banalmente creato “una organizzazione occulta” per evadere le tasse. Sulla cifra monstre di 300 milioni, 100 derivano da “imponibile sottratto a tassazione”, mentre i rimanenti 200 dalle cosiddette “ritenute non operate”. Da oltre un anno l’azienda statunitense cerca di chiudere il contenzioso attraverso un’intesa con le Entrate e la Finanza, senza però trovarsi d’accordo sulla cifra da versare. Un dettaglio non secondario per il seguito del fascicolo dell’inchiesta. Di fronte a una transazione, la posizione dei manager indagati potrebbe infatti alleggerirsi. Strategia adottata – per un caso identico – da Apple, che subito dopo Natale ha invece versato 318 milioni di euro al fisco italiano per definire la partita. In questo caso, è possibile che i tre manager della società fondata da Steve Jobs chiudano il contenzioso penale con un patteggiamento. Il verbale di accertamento di venti giorni fa a Google, oltre che in procura, è stato inviato all’Agenzia delle Entrate, dove adesso si sposta anche il tema sanzionatorio. Nel caso la multinazionale volesse insistere con il contenzioso, potrebbero passare anni prima che si arrivi a una soluzione, con il rischio che la cifra finale venga aumentata con l’aggiunta delle penali e degli interessi. È più probabile allora, anche se le parti non intendono ancora confermarlo ufficialmente, che anche Google alla fine sia costretta a pagare una cifra di poco inferiore a quanto viene contestato dall'”accertamento” della Finanza. Che potrebbe essere fissata attorno a 250 milioni di euro
di Emilio Randacio “Repubblica”