di Cesare Lanza
“… Quando la mia squadra perde io sto male… C’è invece gente che ne gode e diventa protagonista, conquista visibilità sui giornali e in televisione. I tifosi veri non sono questi ultrà, ma altri, per i quali ho grande rispetto…”. (Gasperini)
ATTUALIZZANDO… GRANDE GASPER, GIU’ IL CAPPELLO
Sono d’accordo, parola per parola, con quanto ha detto l’allenatore del Genoa a conclusione della bellissima vittoria per 4 – 0 sul Palermo. L’ennesima provocazione era stata questa volta un grande striscione: “Il vostro progetto è inesistente, fuori… allenatore e presidente”. Tra i mali che affliggono il calcio, e lo inquinano anche moralmente, ci sono gli eccessi di tifosi estremisti, non solo a Genova ma dovunque, che hanno assunto un ruolo importante, grazie alla permissività dei club, delle autorità del mondo del calcio, della magistratura e delle nostre leggi.
Mettiamo in ordine, come faccio d’abitudine, qualche riflessione: 1. I tifosi sono sacri, sono gli unici che pagano un biglietto per sostenere la squadra del cuore: ovviamente, hanno diritto di applaudire, criticare o fischiare come preferiscono. Ma nessuna violenza può essere giustificata. Dubito che lo striscione sia una manifestazione di violenza, ma arriva dopo molti episodi intollerabili. 2. Gasperini, che ha gli attributi necessari, è il primo a fare nomi e cognomi dei tifosi estremisti che lo molestano, il primo ad affrontare di petto lo scottante argomento. 3. La signora Thatcher, in Inghilterra, impiegò pochissimo tempo a mettere a posto gli hooligans, devastatori negli stadi e fuori. Oggi in Inghilterra il pubblico è a dieci metri dal campo, privo di muraglie e protezioni poliziesche. Nessuno si azzarda ad invadere o a commettere la pur minima esagerazione. 4. In Italia, niente di tutto questo: perché? Il pubblico (io per primo) abbandona via via gli stadi, diventati luoghi di violenze verbali e fisiche e di tante altre schifezze.