Signore e signori ecco a voi Mister VinCento. Proprio così: altro che Aeroplanino al diminutivo, pharm in fatto di risultati Montella da quando siete in panchina è quasi un Antonov russo. Grandissimo. Alla Samp è sbarcato per la sua sampdorianità e la nomea di astro nascente degli allenatori, ma dietro questi titoli Montella ha soprattutto un curriculum da coach che fa impallidire quasi tutti i colleghi dell’attuale Serie A. Il calcio delle sue squadre finora ha infatti coniugato bel gioco e successo, il massimo insomma.
Si può chiamare Mister VinCento perché sono appunto già 100 le vittorie da quando fa l’allenatore, ovvero dal 21 febbraio 2011 quando subentrò alla Roma di Claudio Ranieri promosso direttamente dalle giovanili giallorosse dove stava facendo gavetta. Da quel momento sono trascorsi 4 anni e mezzo e l’Aeroplanino è salito in alta quota e c’è rimasto. Tre panchine – quella prima mezza stagione alla Roma, poi una importante a Catania e tre esaltanti a Firenze: complimenti generali e tanti punti raccolti dai suoi (media di 1,68). In tutto 209 match con 100 vinti, 51 pareggiati e 58 persi.
Con i suoi che hanno fatto 331 gol subendone 244. In pratica Montella ha una percentuale di vittorie che sfiora il 50% (47,8%), altissima per chi non guida top-team. Meglio di lui nell’attuale Serie A hanno fatto soltanto mostri sacri come Mancini (55%) e Allegri (49,7%) che però hanno anche vinto scudetti quindi potuto contare spesso su rose più competitive. Rudi Garcia della Roma, per dire, ha una percentuale che si ferma un pelo sotto Montella: 47,2%. Tutti gli altri meno, compreso il precedessore Mihajlovic che si ferma a 36.3%.
Numeri importanti che Montella lega tra l’altro a una carta d’identità freschissima: 41 anni appena, ovvero una carriera appena decollata. Ecco perché se parli di lui ad altri tecnici affermati è un coro unanime di lodi. «È l’unico che fa gioco europeo in Italia, è l’unico che ha innovato nel nostro calcio» dice Gigi Delneri. «Farà benissimo perché è bravo e la piazza è ideale» aggiunge l’amico Bobby Gol Mancini. E se persino due mostri sacri come Fabio Capello e Marcello Lippi votano a favore (lo leggete a fianco), significa che le premesse sono davvero ottime.
Senza contare i suoi amici, quelli che gli sono vicini da anni e ovviamente ne parlano benissimo. Come suo “fratello” Eusebio Di Francesco, oggi tecnico del Sassuolo ma in passato suo compagno della Roma che l’altro ieri l’ha chiamato per fargli gli auguri. «Sono felicissimo che Vincenzo sia tornato in panchina – dice – perché è uno dei più grandi in circolazione e poi è bello che torni nel club che ha sempre amato». Però lo avvisa: «Quando giocherai contro di noi per te saranno guai…». Insomma, Montella c’è, ora sarà la Samp a doversi mettere nell’ordine di idee di seguirlo e in parte cambiare mentalità.
Ieri e l’altro ieri, nei primi due allenamenti a Bogliasco, si è già vista l’impronta del tecnico campano: sempre palla a terra, un solo tocco, tanto movimento senza palla e aggressione degli spazi. Un gioco “spagnolo” per cui serviranno giorni di rodaggio ma anche interpreti capaci di recepirlo. È un calcio che punta molto su qualità e fosforo in mezzo, il dubbio quindi è: l’attuale rosa è idonea o servirà qualche ritocco a gennaio? Lo stesso Montella per ora ha preso tempo («Prima voglio conoscere tutti, poi vedremo») ma forse non è un caso se nelle ultime ore i siti di calciomercato hanno fatto circolare la voce del possibile rientro in Italia di quel David Pizarro, 36 anni, che per tre anni è stato colonna del centrocampo dell’Aeroplanino a Firenze e da giugno è tornato a Santiago.
Sampdoria e Udinese lo starebbero monitorando. Certo, è un po’ “vecchietto” ma il suo ritmo potrebbe ancora servire per dettare i tempi giusti. Chi vivrà, vedrà. Intanto domenica a Udine la Samp montelliana dovrà cercare di partire col piede giusto e magari centrare la vittoria stagionale che ancora le manca fuori casa. Se una cosa ha pesato sul giudizio negativo verso Zenga è l’incapacità di reggere le pressioni lontano dal Ferraris (5 partite, 3 sconfitte e due pareggi). In questo senso il rendimento di Montella fa ben sperare. Nel triennio in viola su poco più di 70 trasferte la sua Fiorentina ne ha vinte quasi 40. Basterebbe anche molto meno per far sognare i tifosi doriani.
(Il Secolo XIX)