“Il fumo di sigaretta deve essere considerato come un fattore di rischio modificabile chiave per il diabete. Gli sforzi di sanità pubblica per ridurre il fumo avranno un impatto sostanziale sul carico globale del diabete di tipo 2”, ha dichiarato Frank Hu, professore di nutrizione ed epidemiologia, tra gli autori del lavoro. “Nonostante gli sforzi globali per combattere l’epidemia di tabacco, il consumo di sigarette rimane la principale causa di mortalità e morbilità in tutto il mondo”, gli fa eco An Pan, il primo autore dello studio e professore di epidemiologia presso la Scuola di salute pubblica del College di medicina Tongji, dell’Università Huazhong della Scienza e della Tecnologia, in Cina. “Questo studio sottolinea l’importanza di attuare e far rispettare le disposizioni della convenzione quadro dell’OMS sul controllo del tabacco. Le politiche antifumo sono in grado di fornire protezione per i non fumatori e possono portare a un aumento della cessazione nei fumatori”. Partendo dal presupposto che l’associazione tra fumo e rischio di diabete sia di causa-effetto, i ricercatori stimano che l’11,7% dei casi di diabete di tipo 2 negli uomini e il 2,4% nelle donne (vale a dire, circa 27,8 milioni di casi in totale nel mondo) siano riconducibili al fumo attivo. Resta da spiegare, e gli autori si augurano di vedere prossimamente nuovi studi al riguardo, come mai subito dopo aver smesso di fumare il rischio invece di cominciare a diminuire subisca una temporanea impennata, per poi ridiscendere drasticamente dopo 5-10 anni. (Panorama)