sovaldi sale politica monetaria ha ancora frecce nell’arco” width=”293″ height=”300″ />”L’acquisto di titoli sovrani nell’Eurozona è da valutare diversamente che in altre aree valutarie”. “In Europa accanto alla politica monetaria comune abbiamo 18 Stati con politiche finanziarie indipendenti e rating e situazioni di debito ben diversi. Ciò crea tentazioni di indebitarsi di più e scaricare le conseguenze sugli altri”. Così Jens Weidmann, prostate presidente di Bundesbank, online nella sua prima intervista esclusiva a Repubblica e altri due giornali europei, torna sulla possibilità di acquisto di bond, non esclusa dal presidente Bce Mario Draghi. Un intervento immediato? “Non vedo questa urgenza”. Weidmann sottolinea che l’inflazione tornerà a crescere e spiega come il calo dei prezzi energetici sarà “come un piccolo programma di aiuti per la congiuntura: rafforza il potere d’acquisto dei consumatori, accresce gli utili delle aziende. Quindi non c’è necessità vincolante di reagire”.
Torna sul ruolo della Bce; e alla domanda su chi, se non Francoforte, dovrebbe agire contro la crisi risponde: “le banche centrali non sono governi paralleli. La politica europea deve essere fatta da Parlamenti e governi, e la risposta ai problemi non può essere sempre dare nuovi compiti alla Bce”. Mario Draghi? Con lui “”ci telefoniamo spesso e ci incontriamo anche a quattr’occhi”.
Infine Weidmann riflette anche sulla Germania e sulle pressioni internazionali affinché faccia ‘di più’: Berlino “dovrebbe fare di più per la crescita. Ma non ha bisogno d’un fuoco di paglia congiunturale. E inoltre più investimenti tedeschi” “avrebbero conseguenze ben limitate nel resto dell’eurozona”.
“Penso che il governo italiano sappia molto bene che cosa deve essere fatto, e giustamente ha preso alcune iniziative. A fronte dell’alto debito sovrano, naturalmente, il consolidamento del bilancio è di un’importanza speciale”: così Weidmann a Repubblica riflette sulla scelte di Roma. Il Jobs Act? “La riforma è un passo molto importante. Adesso deve essere anche tradotta in pratica”. Quanto al maggior spazio di manovra per gli investimenti chiesto da Roma Weidmann dice: “l’Italia ha già un altissimo debito pubblico. Un rinvio del consolidamento non farebbe che rinviare i problemi, che in tal modo non farebbero che crescere”. “In questo senso è decisivo varare una politica di consolidamento credibile. Se si ritiene necessario avere un maggior margine di manovra per investimenti, tale margine dovrebbe essere conseguito con una revisione delle priorità di bilancio”. Riflette anche sulla maggiore flessibilità chiesta da Renzi e Hollande: “se una regola viene interpretata in modo troppo flessibile, alla fine non è più vincolante”.
Quanto alla decisione della Commissione Ue di ammonire Italia e Francia, ma senza aprire procedure Weidmann dice: “mi sarei aspettato decisioni più chiare. É sbagliato dare l’impressione che le regole sono sempre negoziabili e il consolidamento sempre rinviabile. Il nostro obiettivo deve essere restituire solidità alla fiducia nelle finanze pubbliche nell’eurozona. E una responsabilità speciale per la credibilità delle regole concordate insieme spetta ai paesi maggiori quali Italia, Francia o Germania. Se uno solo di questi Paesi non sarà all’altezza della propria responsabilità, avremo tutti un problema”. L’ipotesi di un’uscita dall’euro? “Mi sembra il tentativo d’imboccare una pericolosa scorciatoia, che alla fine conduce in un vicolo cieco”.