COVER STORY
SIAMO LA SQUADRA PIU’ BELLA DEL MONDO
UNA COPPIA PERFETTA 11 ANNI DI PASSIONE. SENZA CRISI (QUASI) SENZA TENTAZIONI.
RITA MONTELLA SPIEGA PERCHE’ VINCENZO L'”AEROPLANINO”
E’ UN AMORE DI BOMBER. E PERCHE’ LEI HA L’ESCLUSIVA
di Cesare Lanza su “Capital”
Mentre la intervisto negli studi di Gianni Cozzi, non posso fare a meno di pensare: ma davvero questa cerbiatta dallo sguardo tenero e indifeso tra poco sarà “spogliata” dai flash del fotografo e diventerà un sex symbol, come una sirena dello show? E mi vengono in mente, forse per la prima volta in vita mia, pensieri protettivi, per niente maliziosi. Perché quello di Rita Montella, 26 anni, nata in Sardegna da genitori di Avellino, vergine con ascendente scorpione, il che vuol dire fedeltà e testardaggine all’ennesima potenza, è un caso davvero straordinario. Ha conosciuto suo marito, Vincenzo, il grande goleador della Roma e della Nazionale, quando era poco più che una bambina. E Vincenzo, almeno così lei mi confida, e nulla davvero nulla può indurci a pensare che si tratti di una bugia, è stato il primo e unico uomo della sua vita.
Non prendetemi per un peccatore pentito, un improbabile santo. Subito, infatti, mi riapproprio della mia malizia. Proprio in questi giorni si è diffusa la notizia che Giovanni Trapattoni, allenatore della Nazionale di calcio, non tollererà nessun contatto, carnale ovviamente si intende, tra i suoi aspiranti campioni del mondo e le rispettive mogli e fidanzate. E penso: quanto è stupido – il Trap non si offenda – questa regola monastica, censorio e castrante, imposta forse solo nel gioco del calcio all’italiana, questa perversa convinzione, non suffragata da alcun riscontro scientifico, che un atleta giovane ed energico rischi di dare un rendimento meno positivo, quando le sue partite di calcio siano precedute da qualche naturale prestazione amorosa. Cosa mai potrebbe togliere, ad esempio, questa splendida moglie fanciulla, al suo goleador scatenato, se anche in Giappone e in Corea si abbandonasse fiduciosamente tra le sue braccia, alla vigilia delle sfide mondiali super drammatizzate? E’ presumibile anzi il contrario: meno luminoso e splendente, forse instristito, rischia di correre il centrattacco in area di rigore (questo temo, anche come tifoso), se per quaranta interminabili giorni gli sarà negato il conforto dei baci della sua dolce sposina.
– Ma cominciamo, dico subito a Rita Montella, incuriosito, dal principio: quando e come è sbocciato, in età quasi infantile, questo inverosimile lunghissimo amore che (se continua così) rischia di finire nel Guinness dei primati?
“Undici anni fa. Né più né meno come succede a quell’età, a tutti i ragazzi.
– Mi descriva il primo incontro.
“Abitavo a Empoli: come in tante altre città di provincia, c’è una strada del centro dove si fanno le vasche… Lì questa strada si chiama “il giro”, dove altre strade si congiungono. E io e la mia amica del cuore, Monica, facevamo quattro passi. Ci seguivano quattro, cinque ragazzi…”
– Il classico rimorchietto?
“Proprio così, un rimorchio vero e proprio. Facevano battute, ci stuzzicavano…”
– Tra quei ragazzi, Vincenzo era il più timido o il più sfacciato?
“Il più intraprendente, direi.”
– In breve, un colpo di fulmine?
“No. Per lui, forse. Per me, no: ero impreparata. Neanche riuscivo a capire: mi
ripeteva che era di Napoli, aveva un po’ l’aria del bulletto, e io mi chiedevo come ci fosse capitato, questo qui, a Empoli. Non sapevo niente di calcio, non capivo cosa volesse dire giocare nella squadra “primavera”…”
– Primavera, maledetta primavera?
“Ma no. Sono felice, è evidente, di averlo incontrato.”
– Nessun colpo di fulmine, va bene. E il primo bacio? Mi racconti, se vuole.
“Perché no? Era il 23 maggio 1991…”
– Accidenti, che memoria.
“Sì, io sì, ho grande memoria. Lui no, è smemorato.”
– E allora come andò?
“Era arrivato il luna park. Non è che a Empoli ci siano tanti grandi eventi, il
luna park è un avvenimento. Con gli amici eravamo andati a fare un giro tra i baracconi. Poi ci appartammo, per bere qualcosa. Pioveva. E Vincenzo, con la scusa di coprirmi con la giacca, si avvicinò e…”
– Furbo e rapido, istintivo come quando fa gol?
“Più o meno. Furbo e tenero. Ma me l’aspettavo. Perché ci eravamo un
po’ frequentati e lui cominciava a piacermi tanto, tanto.”
– Presa e baciata. Sedotta e mai più lasciata.
“E’ così. Dopo Empoli abbiamo convissuto due anni a Genova, poi ci siamo sposati: a Ischia, il 23 giugno del 1997. Il 23 è un giorno fortunato, importante e ricorrente per me.”
– Voglio chiederle ancora e per l’ultima volta, non è una inquisizione, ma per favore mi guardi negli occhi: davvero Vincenzo è stato l’unico uomo della sua vita?
“Sì.”
– Tuttavia, lui si innamorò subito, quel giorno a Empoli, e lei no.”
“I maschi spesso dichiarano di sentirsi subito conquistati. Chissà se è vero. Comunque è così: io ero un po’ diffidente.”
– E perchè questa cautela?
“Mah! Forse ero interessata ad altri ragazzi.”
– Finalmente: una lievissima, anche se ipotizzata, trasgressione!
“ All’inizio non avvertii una irresistibile attrazione, ma giorno per giorno il
legame è diventato di acciaio!”
– E qual è la chiave del legame?
“La forza. Con lui al fianco mi sento più forte, capace di affrontare qualsiasi cosa.”
– E non ci sono mai stati momenti di dubbio, come succede a tutti? Non vi
siete lasciati, ripresi, lasciati?
“ E’ deluso? Lei quasi sta per dire o pensando: che noia! E’ vero? Beh, io e Vincenzo non ci siamo mai annoiati.”
– E io insisto: sembra davvero impossibile che non ci sia mai stato un momento, uno solo, di indecisione.
“Infatti c’è stato. Riflessione più che indecisione. Dopo due anni ci siamo chiesti dove ci stava portando il nostro rapporto. Ci siamo un po’ allontanati. Ma lasciati, ma che dico lasciati?, separati mai.”
– Mi arrendo: davvero tenace. Ora provi a descriversi con altri quattro, cinque
aggettivi.
“ Sono troppo sincera. A volte manco di tatto, come si dice.”
– Vorrebbe cambiare?
“Mi piacerebbe essere più diplomatica.”
– E poi?
“Sono istintiva, impulsiva, diffidente. E sospettosa, a prescindere.”
– E’ diffidente anche verso di me, durante questa intervista?
“No. Mi sento a mio agio.”
– Pensa che potrei tenderle qualche trappola, approfittare delle sue confidenze?
“No, non lo penso.”
– Mi può spiegare da cosa deriva, allora, la sua diffidenza?
“Forse da mio padre. Il mio papà è maresciallo degli agenti di custodia. Forse la sua diffidenza nasce dal lavoro che fa. E poi, proprio per il suo lavoro, abbiamo vissuto in tante città, scoprendo ogni volta ambienti diversi. Per questo motivo, essendo nata in Sardegna per caso, durante uno dei tanti trasferimenti, nel 1991 ci trovavamo a Empoli. E a Empoli era arrivato Vincenzo dalla Campania, per motivi calcistici. Il destino, no?”
– Qual è il luogo sentimentalmente più importante, per lei, tra le città in cui ha vissuto?
“L’isola di Pianosa, con i ricordi della mia infanzia. Ci ho lasciato un po’ di cuore.”
– E il suo papà come accolse Vincenzo?
“Con una fiducia che non mi aspettavo. Ad esempio, quando Vincenzo fu assunto dal Genoa e doveva trasferirsi, e noi avevamo deciso di convivere, avevo tanta paura di dirlo a papà. Paura della sua reazione, ero ancora una ragazzetta.”
– E invece?
“Invece, successe per caso in un supermercato. Ero con Vincenzo e papà, stavamo facendo tanti acquisti. “Le provviste per Vincenzo a Genova?”, disse mio padre per scherzo. E io: “Papà, le provviste per tutti e due. Non lo sai che vado anch’io?”. Presi il coraggio al volo.”
– E lui?
“Nessuna reazione. Aveva capito che eravamo troppo innamorati.”
– A proposito di amore: lei è gelosa?
“No, di Vincenzo no. Né gelosa né possessiva. Per fortuna: col successo che ha, è spesso circondato da belle ragazze. Sono più gelosa delle amiche.”
– Cosa significa, aver vissuto sempre insieme? Ad esempio: vi capite con
un’occhiata?
“Io sì, capisco tutto con uno sguardo. Lui invece è sbadato, distratto.”
– Lei ha un sorriso luminoso. Un comportamento studiato per questa intervista, per i momenti pubblici?
“No. Sono così. Ottimista e, di solito, di buon umore. Sono predisposta alle cose belle,ho fiducia che prima o poi arrivano.”
– E lui, com’è?
“Sbadato, come ho detto. E poi altruista. Molto generoso. Un ragazzo di cuore.
Riservato. E orgoglioso. Paziente. E ottimista, anche lui.”
– Cos’avete in comune?
“Nelle questioni di principio non ci piacciono i compromessi.”
– Anche lei è stata l’unica donna, per Vincenzo?
“Bisognerebbe chiederlo a lui.”
– Lo chiedo a lei.
“Per quello che mi ha detto e che so, per quello che capisco e quello che sento, direi di sì. Sono stata e sono l’unica.”
– Avete un bambino, vero.
“Sì. Di tre anni. Alessio.”
– Alessio perché? C’è un motivo?
“No. Alessio e basta. Ci piace questo nome, Alessio.”
– Qual è l’aspetto più importante nella personalità di Vincenzo?
“Nel rapporto con me?”
– Anche.
“Il carattere. Mi fa sentire bene. Mi dà sicurezza. Sono serena, tranquilla.”
– E cosa le piace di più, del famoso goleador?
“Per me non è il famoso goleador. Non lo era, quando ci siamo innamorati.”
– Cosa le piace di lui come partner, come maschio, come marito?
“La voce sensuale: calda, avvolgente. I capelli lisci. I denti, il bel sorriso.”
– Lo definirebbe un uomo erotico?
“Sì, è erotico.”
– E viceversa?
“Posso dirle invece che cosa non piace, di me, a mio marito?”
– Avanti.
“Sono capricciosa e pigra, dice. Vincenzo è molto attivo, si sveglia presto, fa mille cose. A me piace dormire, tanto.”
– E cosa piace di più, a Vincenzo, di Rita?
“Gli piace che amo vivere alla giornata, senza farmi tanti problemi. E che riesco a capire le persone: dice che dovrebbe darmi ascolto subito, in questo. E gli piace anche che faccio la comica, ma solo per lui e gli amici: battute, imitazioni…”
– E fisicamente cosa gli piace? Da cosa è rimasto conquistato?
“Dagli occhi. Sì: conquistato subito, il primo giorno, dai miei occhi. E poi gli piacciono la mia pancia, l’addome.”
– Lei è molto carina. E va spesso in tivu. Ci sono progetti?
“Non faccio progetti. Prendo la vita come viene. Penso che la vita sia come una partita
di calcio, determinata da episodi, dalle opportunità che arrivano a volte casualmente.”
– Ma le piace, la tivu? Si sente a suo agio?
“Sì. Se capitasse di avere un lavoro in tivu, mi piacerebbe. Ma se non capitasse, non sarebbe un dramma. Come dice Vincenzo, debbo combattere con la mia naturale pigrizia.”
– Sono nate amicizie, nell’ambiente televisivo e dello spettacolo?
“Sì, ad esempio con Sabrina Ferilli: grande amica, un personaggio straordinario, non solo nel lavoro, ma anche come persona. E’ un punto di riferimento. E poi Vincenzo Salemme. E’ uno che ti dà tanto a livello umano… Com’è adorabile quando parla: da bere!”
– E nell’ambiente calcistico, come sono i rapporti personali? Amore e odio?
“Ma no. Mi affeziono a poco a poco anche ai difetti.
– Cosa non le piace?
“Non mi piace sapere e capire che, spesso, non è opportuno dire le cose che si pensano veramente. Ad esempio: uno slogan ossessivo, ricorrente, è che bisogna fare gruppo, gruppo… Ma il gruppo non esiste. Se mai, ci sono i gruppetti. I calciatori sono persone come tutte le altre. E vanno d’accordo e stanno bene con chi gli pare e piace, mica le amicizie possono nascere solo nel gruppo. E’ un’utopia. E dirlo è un’ipocrisia.”
– Non le piace, sembra di capire, l’obbligo di apparire sempre in accordo con tutti?
“Sì, più o meno è così.”
– Con chi uscite, abitualmente?
“Con Zago e la moglie. E in passato con Di Francesco: Vincenzo e lui avevano giocato insieme nell’Empoli.”
– E Vincenzo, sulla retorica del gruppo, la pensa come lei?
“Proprio come me.”
– E quando le cose non vanno bene si sfoga con lei, a casa?
“ Si sfoga perché io lo aiuto a sfogarsi. Lui vorrebbe tenersi tutto dentro. Abitualmente calmo. Ma qualche volta scoppia.”
– E lei lo consola.
“Sì. E sono più rissosa di lui.”
– Ad esempio, nella polemica notissima con l’allenatore della Roma Fabio Capello (che utilizza Montella spesso per brevi frazioni della partita) qual è il suo punto di vista?
“Decida Vincenzo. Io non c’entro. Ho sempre le valige pronte, se bisogna partire: sono abituata, da bambina.”
– Lei mi perdonerà, ma io desidero tornare su questo legame tanto forte e tanto atipico, con Vincenzo. La domanda è: potrebbe innamorarsi di un altro?
“Non credo.”
– E lui?
“A me sembra innamorato, direi per sempre. Sensazioni, si capisce.”
– E lei, in tutti questi anni, non ha mai avuto un pensiero per un altro?
“Insomma! Può capitare un pensiero che passa e…”
– E cosa?…
“Passa, passa. Qualche fantasia esiste, è naturale. Ma sono solo fantasie. Anche se si dice che a volte le fantasie anticipano la realtà.”
– Sta forse pensando alla reazione di Vincenzo, adesso? Pensa che potrebbe urtarsi o turbarsi, per questa pur minima confidenza sulle fantasie? Ingelosirsi?”
“Sì. Forse sì. Ma solo fino a un certo punto.”
– Ha la tentazione di censurare questa confidenza?
“E perché? Vincenzo ha grande rispetto per me e per i pensieri degli altri. Ha una mente libera. Altro che censure.”
– Le brillano gli occhi…
“Sì, mi brillano gli occhi. Posso dirlo, o è troppo mieloso? Vincenzo è proprio il marito che tutte le donne dovrebbero avere…”
– Dovrebbero o vorrebbero?
“Tutte e due le cose: vorrebbero e dovrebbero, per essere felici.”
Giugno 2002