Per nulla civetta, timida e non disponibile
Insomma “scostruita” (cioè il contrario di costruita): cosi si vede la regina di Mediaset nonchè moglie di Costanzo. Che qui racconta come nella vita non si sia mai sentita dire di no da un uomo, tranne quella volta che… E poi la televisione, le gelosie professionali,
e naturalmente il suo Maurizio più intimo. Il tutto, ovviamente, inedito.
di Cesare Lanza “Sette”
Dicono di te che sei molto dura. Dura durissima, quasi di legno. In televisione,dicono, questa è l’impressione.
Deliberatamente ho cominciato con una provocazione. Da mesi Maria De Filippi, regina indiscussa dei programmi di Mediaset, mi aveva promesso una intervista a cuore aperto, e finalmente ci siamo. Mi ha dato appuntamento nel suo studio a Roma, quartiere Prati. Nel corso della conversazione apprenderò che questo ufficio, un ufficiotto come tanti, una scrivania e due poltroncine, quadri alle pareti e foto qui e là, premi, targhe, attestazioni, anche una piccola statuina caricaturale di suo marito, Maurizio Costanzo, ha per lei un significato sentimentale particolare. Prima di rispondermi, la De Filippi mi guarda in tralice, con un sorriso diretto, senza scomporsi.
“Dura durissima io? La spiegazione forse è questa: prima di entrare in scena io mi dico sempre che in tivu non vado io, intesa come io / io. Insomma, io rappresento un gruppo di persone che lavorano, trovano storie, preparano il programma. Sono una del gruppo, che fa la sua parte, come gli altri la loro, senza moine né salamelecchi.”
Questo spiega la capacità di sintesi, l’asciuttezza. Ma non la durezza, o addirittura a volte – dicono – l’asprezza e i toni bruschi.
“Allora proviamo con un’altra spiegazione. Io non credo affatto di essere aspra e brusca. Cerco però di essere coerente con me stessa. Non sono mai stata una leccaculo, né a scuola né nella vita. Ad esempio, a scuola, non ero mai quella che si metteva al primo banco per dire sì sì, signora maestra. Stavo all’ultimo banco.”
Per scelta o per castigo?
“ Per scelta. Allo stesso modo, in tivu, non voglio accattivarmi il pubblico, vendendo me stessa, o attraverso le lacrime. Il protagonista è l’ospite. E detesto la conduzione in cui ci si sovrappone all’ospite. Non dirò mai, come fanno, altri: ecco il più grande cantante, il più bravo attore, il più… “Il più” non fa parte di me, non mi esprimo così.”
Dammi un esempio.
“Un esempio? Considero Sofia Loren un mito. Ma quando l’ho conosciuta non le ho detto quello che provavo, l’emozione che avevo: mi sono tenuta tutto dentro.”
E così si spie anche perchè dicono di te che sei sussiegosa, chiusa.
“Io penso, semplicemente, di essere timida. Mettiamo che tu abbia un successo, faccia qualcosa di bello…Ecco: non ti telefono per congratularmi. Magari, se ti incontro, te lo dico a voce. Ma odio gli approcci complimentosi e le parole ornate. E’ il mio carattere, tutto qui. Né malizie, né trappole, né orpelli. Anche nell’abbigliamento. Non mi vedrai mai con tre anelli alle dita, basta uno.”
Ed è sempre lo stesso?
“Porto la fede naturalmente e, vicino, un altro anello. Sempre quello per un anno, poi cambio.”
Conclusione: il tuo atteggiamento in tivu non è costruito, astutamente.
“Ma quale astuzia. Se mai, sono “scostruita”: in video, ti ripeto, voglio starmene
al posto mio. Ma non me ne faccio un merito. A giugno ho seguito il vostro “Notti mondiali”,il programma a cui hai partecipato anche tu: un bel programma, divertente: E osservavo Luisa Corna. Ecco: io non potrei mai essere come lei. Ma attenzione: lo dico con rispetto assoluto delle sue grandi qualità. Lei era “giusta”, perfetta, dominante… Io non avrei mai potuto vestirmi come lei, con le fasce tricolori, e neanche esprimermi con la sua passione, la sua eccitazione. Mai.”
Mai dire mai. O no?
“Giusto. E ti confido che ci ho provato, a ornarmi un po’. Ma mi sento goffa. Forse è una questione di abitudini, di educazione.”
Dicono di te, anche, che sei poco femminile.
“Io penso che la femminilità non si misuri con i centimetri di l seno scoperto, con gli spacchi nei vestiti lungo le gambe… Anche qui preciso: ho rispetto per le signore o le ragazze, che scelgono di spogliarsi. Ma, per quanto mi riguarda, se andassi in scena con una minigonna inguinale o con le tette al vento, mi sentirei davvero fuori luogo. E poi, in poche parole, dico la verità…”
Qual è la verità?
“Che me ne sono sempre infischiata, sì, me ne sono sempre fregata di queste cose. E sai perché?”
No. Ma mi piacerebbe saperlo.
“Perché non sono una donna disponibile. Non sono disponibile, ad esempio, a essere corteggiata. Ho sempre scelto io. Anche pensando alla mia adolescenza, non sono mai stata civetta. C’erano alcune mie coetanee, che collezionavano flirt e adoravano essere corteggiate. E io, verso di loro, non avevo né gelosie né voglie di antagonismo. Diciamola tutta: un corteggiatore non gradito è davvero fastidioso.”
Ma cosa vuoi dire, quando dici che scegli tu?
“Parlo, ovviamente, per il passato. Prima che mi legassi a Maurizio. Faccio… Facevo in modo che “lui” non potesse non invitarmi, lo mettevo nelle condizioni di chiedermi di andare a ballare, uscire, andare al ristorante… E, al contrario, non mi è mai capitato di ricevere attenzioni da chi non volevo.”
E come fai?
“Bastava far capire che non c’era spazio. E il potenziale corteggiatore spariva. Gli uomini non sono stupidi.”
E per prendere l’iniziativa, come facevi?
“Basta uno sguardo, una parola. E non mi sono mai trovata in difficoltà. Non mi sono mai sentita dire di no. Tranne una volta.”
Se vuoi dirlo…
“Sì: solo una volta ho sofferto tanto, per amore. E’ episodio legato a un altro aspetto del mio carattere, che io definisco la sindrome della crocerossina. Era un amico di mio fratello: sposato, separato. Anch’io lo conoscevo da tanto tempo, poi l’ho rivisto subito dopo la separazione. Era mal messo: in crisi. Volevo restituirgli il desiderio di credere in un rapporto di coppia. Ma il guaio è stato che io mi sono innamorata e lui no. Un guaio, un bel guaio.”
E con Maurizio Costanzo, ecco una domanda inevitabile, com’è andata? Dicono di Te, anzi di voi, che fu un colpo di fulmine…
“Ah sì? E cosa dicono di preciso?”
Dicono che tu eri fidanzata con un giovane e brillante medico di Pavia. Dicono che un giorno Maurizio arriva a Pavia per un congresso, tu vai a prenderlo all’aeroporto e, nel breve viaggio dall’aeroporto al congresso, tac, scatta il colpo di fulmine. E così tu molli il tuo medico… Questo, dicono.
“C’è un fondo di verità. Ma le cose non sono andate così. Non si può dire che fu un colpo di fulmine. Ma è vero che ci siamo conosciuti in un’occasione di lavoro, per un convegno. Ed è vero che andai a prendere Maurizio a un aeroporto. Ma eravamo a Venezia, lui era in compagnia dell’avvocato Assumma. Non ci fu nessun incantesimo.
E dunque, cosa successe?
“A quel tempo stavo uscendo da una relazione importante con Pietro, un medico di Pavia, proprio come hai detto tu: un bel ragazzo, con occhi azzurri, un uomo dolce, affascinante. Il rapporto si stava sfilacciando: eravamo insieme da sette anni, eravamo arrivati a quel punto in cui una coppia o decide di sposarsi o si lascia. E io per di pioù meditavo di cambiare aria, volevo andare a Roma. L’inizio del rapporto con Maurizio fu collegato a questa possibilità. Mi offrì di lavorare con lui a Roma. E per un bel po’ di tempo ci davamo del lei…”
Cosa vi lega? A proposito, si dice che oggi dedichiate tutto il vostro tempo libero a studiare gli ascolti, lo share dei vostri programmi.
“Ma no, che sciocchezza! Non vale la pena di contestarla. Vuoi sapere cosa mi ha legato e mi lega, soprattutto? Io penso che ero poco cresciuta nei sentimenti. Maurizio mi ha aiutato a non avere paura di me. Mi ha aiutato a non avere paura di soffrire, a lasciarmi andare. Prima, se intravedevo il rischio di soffrire, mi tenevo: bloccavo le mie emozioni. Ero un po’ schizofrenica.”
Dì la verità: anche nel caso di Maurizio, sei stata tu, a scegliere?
“Le cose sono state assai più complicate. Ma la risposta, sostanzialmente, è sì: sono stata io, a un certo momento, a scegliere di avere una relazione.”
Come?
“A un certo momento, non ho più avuto paura, nonostante molti evidenti motivi, di avere una storia con lui.”
Si può raccontare, questo momento, il momento magico, in cui ti sei decisa?
“Non mi piace aprirmi più di tanto, sulla mia vita privata: a chi può interessare veramente, poi? Ma, se può divertirti questo particolare, visto che siamo proprio qui a chiacchierare, l’inizio avvenne esattamente qui: eravamo, in questo ufficio. All’epoca questo era il suo vecchio ufficio e lui lavorava qui, ogni giorno. Il mio impiego durava da qualche mese e già da un pezzo io avevo capito di piacergli. Ma tenevo le cose ferme. Insomma, lui era un uomo sposato… E io facevo finta di non accorgermi di niente. Poi la svolta, nel mio animo, avvenne in conseguenza di un problema familiare. Poi, un giorno, ho capito che potevo fidarmi di lui.”
Spiegami.
“Ci fu un mio problema familiare. Maurizio ne venne a conoscenza e fece una
cosa che non mi aspettavo. Annullò tutti gli impegni di lavoro, tutti gli appuntamenti, per starmi vicino. Allora ho capito che non voleva una storia di due giorni, un’avventuretta extra coniugale, tipo mordi e fuggi. E mi lasciai andare: ci parlammo e i nostri sentimenti vennero alla luce. Dodici anni fa. Qui, in questa camera, dove ora stiamo parlando.”
Mi hai detto, prima, che c’erano evidenti motivi, per avere paura di questa storia.
Quali erano, questi motivi?
“Mi sembrano evidenti, no? In primo luogo, era assai più grande di me. Poi, era sposato da poco. E poi non lo conoscevo. Ed era il mio datore di lavoro.”
E non c’era anche il timore, per te, di essere mal giudicata, che si dicesse che tu ti legavi a lui per interesse, per ambizioni di carriera?
“Di questo, e di tutte le cose cattive o calunniose che si possano dire sul mio conto, e ne sono ovviamente a conoscenza, non mi è mai interessato più di tanto. E poi avevo deciso di avere una relazione con lui, perché avevo capito di poter fidarmi. Era una cosa segreta, non pensavo certo che si mettessero le pubblicazioni… Non pensavo certo, all’epoca, che potessimo arrivare al matrimonio e stare insieme, pubblicamente. Se mai, il timore all’origine era opposto: quando finisce la storia, mi dicevo, questo mi licenzia, oppure io mi sentirò obbligata ad andarmene e perderò il mio posto di lavoro. Questo, pensavo. Come si fa a restare nello stesso ufficio, e lavorare gomito a gomito, se prima si è avuta una storia con il capo, e poi è finita male? Avevo ventotto anni e il rischio, come a qualsiasi ragazza che lavora, non mi piaceva.”
Come nacque, l’attrazione? C’è anche un aspetto sexy di Maurizio, che ti attragga, più di altro?
“Premetto che non ho mai pensato in vita mia di far solo sesso con qualcuno, sesso e stop. E’ sexy ciò che parte dalla testa. E, in Maurizio, è sexy la parola: il suo modo di parlarmi, di muovere la mia testa, la mente, l’immaginazione, le fantasie. Parlavamo prima di Pietro, indiscutibilmente un bel ragazzo: così come, indiscutibilmente, Maurizio non è bello. Però Maurizio muove le corde dell’anima e i fili del cuore, come mai a nessuno è riuscito con me e come, credo, riesca a pochissimi uomini, nella vita, con le donne. Mi fa sentire voluta, desiderata: indispensabile.”
E di te, cosa piace a lui?
“Bisognerebbe chiederlo a lui. Ma credo che gli piaccia la mia complessità, sa di conoscermi come non sono mai stata conosciuta da altri. Lui sa come sono fatta, e quanto diversa dall’immagine pubblica e dalle cattiverie che mi sono indirizzate. Tu dicevi che sono considerata dura, aspra, poco femminile. Maurizio sa come posso essere io, quanto dolce, e mai aggressiva. A questo proposito, non condivido il modo un po’ superficiale, ed egoista, che hanno le donne verso i loro uomini: trattano i maschi come se fossero profiterol. Lo vogliono dolce, però allo stesso tempo dev’essere “macho”, pronto su tutti i fronti. Comunque nel mio approccio c’è dolcezza, semplicità. E mi viene da ridere, al pensiero che in certi stupidi sondaggi sono indicata addirittura come il personaggio ideale per rapporti sadomaso. Niente è più lontano da me.”
Vorrei chiederti anche se ci sia qualcosa, anche ipoteticamente, che possa dividervi.
“Professionalmente, ho imparato da lui. Penso che, se di colpo avessi un approccio diverso con lui per il lavoro, si irriterebbe molto. Televisivamente, Maurizio mi vive come una sua creatura. E tra di noi ci sono rapporti e regole di lavoro, che io rispetto. Molte mie cose sono gestite più da lui che da me. E sempre chiedono a lui se io possa essere disponibile, o no, su cose di lavoro mie. Insomma, in poche parole, se di colpo
mi comportassi come una “arrivata”, e indipendente, sono certa che lui mi direbbe, quanto meno: stai calmina!”
Ci sono gelosie, legate al successo nel lavoro?
“Lui è orgoglioso di me. Ed è affettuoso, protettivo. Quando viene a conoscenza dei dati Auditel prima di me, me li comunica in modo protettivo, consolatorio: con un rito che ho decodificato. Succede in particolare la domenica mattina, dopo una prima serata al sabato. Se ho perso, rispetto all’antagonista Rai, Maurizio mi comunica prima il mio risultato: per farmi sapere che, comunque, si tratta di un buon risultato, soddisfacente.
E poi, dopo avermi tranquillizzato, mi dice che, tuttavia, l’antagonista ha fatto meglio. Se invece ho vinto io, mi comunica prima il risultato dell’antagonista – che comunque è sempre alto, di tutto rispetto – e poi… dopo un attimo di suspense… mi dice che sono stata io a vincere. E via!”
Fate scarsa vita mondana, anche questo si dice: finalmente, presumo, una cosa che si dice è del tutto vera. O no?
“Vero, vero. Detesto la mondanità con tutte le mie forze. E non amo andare fuori a cena. Gli dico: invita a casa. Ma, anche a casa, saluto gli ospiti, chiacchiero un po’, e non mi fermo quasi mai a tavola: succede solo poche volte in un anno, quando Maurizio mi dice che non posso non esserci.”
E quando siete soli, cosa fate?
“Vediamo tanti film e tanta tivu. Per la tivu, Maurizio ha una fissazione, un
appuntamento imprescindibile: “Chi l’ha visto”. E tanti, tanti tigì: pensa che siano diversi, non riesco a convincerlo che non sono diversi. Io invece amo i film d’amore, che a lui non fanno schifo. E spesso se ne va in un’altra camera, davanti a un altro televisore, si annoia troppo con i film melò. Io piango, mi sciolgo. Lui, mai. Una sola volta l’ho visto turbato: per “L’uomo dei sogni”, con Kevin Kostner. Quella volta, sì, ha pianto secco, anche lui. Se no, si irrita. Per esempio, per un film che si chiama “Venti di passione”, la storia di una donna amata e contesa da tre fratelli, io piangevo e piangevo e lui mi ridicolizzava. Io mi dilaniavo, è lui si incazzava: è una vergogna, mi diceva, come fai a commuoverti? Per di più, mi becca quando sto per piangere, lo capisce un attimo prima, e mi prende in giro.”
Ora ti faccio una domanda che interesserà a molti, nell’ambiente televisivo:sinceramente, oltre a ciò che hai detto, quali sono i vostri personaggi preferiti?
“Maurizio ama Santoro, stima Mentana. E gli piace la Carrà. Io adoro Fiorello e mi piacciono molto anche la Ventura e Teocoli.”
Vorrei chiederti adesso: cosa manca, alla vostra unione? Ogni tanto si dice che è in arrivo un figlio.
“Questo è un argomento molto delicato. Ci ho pensato e ripensato, e così tanti anni sono passati. E’ una spina nel fianco. Maurizio ha già due figli, mi dicevo, c’è tempo… E gli anni sono passati. Ho passato i quaranta, a dicembre ne farò quarantuno… Qual è l’orientamento, oggi? Sono sempre in conflitto. In grave conflitto.”
I dubbi sono anche suoi?
“No. Lui lo vorrebbe, un figlio. Ma anche questo è un approfondimentoi delicato.
Perché quando parliamo di questo argomento Maurizio, emotivamente, mi massacra. Turbarmi è dire poco: con la sua romantica malinconia, mi massacra. Perché, vedi: Maurizio, nell’intimo, è un uomo malinconico, tanto dolce e riflessivo quanto malinconico. Mi dice: voglio lasciarti qualcosa di me. Insomma, tra di noi ci sono ventiquattro anni di differenza e spesso mi dice cose così, pensando a un futuro in cui, dice, non potremo essere insieme. E, parlando così, mi dà gioia e tristezza. Il desiderio di avere un figlio nasce da un sentimento gioioso, positivo, ottimista. Ma essere consapevole che lui pensi a qualcosa da lasciarmi, pensi a quando non sarà con me…questo è doloroso, insostenibile.”
Capisco. E non insisto. Parliamo d’altro: tra poco comincia il tuo programma più famoso, “C’è posta per te”. Vorrei sapere: Maurizio ti scrive, vi scrivete voi due?
“Lui mi scrive spesso. Se litighiamo, mi scrive per dare e chiedere spiegazioni. Ma mi scrive spesso, se ci sono occasioni. A mano, usando foglietti e i blocchi di carta di lavoro.”
L’ultima lettera, quando?
“Alcune settimane fa, il 29 agosto, al rientro dalle vacanze. Era un bilancio dell’estate, le cose che abbiamo fatto insieme al mare. Ma anche riflessioni sulle cose che ci aspettano…Mi coinvolge, mi responsabilizza.”
E tu rispondi?
“Mai. O meglio: per iscritto, per lettera, mai. Però quello che scrive, così come quello che dice, mi entra dentro. Perché Maurizio, come ti ho detto, ha questa sopraffina tecnica psicologica: con le parole sa come prendermi e mi lega a tutto.
19-9-02